Corriere Fiorentino

Unicoop Tirreno, a rischio cento posti

I sindacati: undici punti vendita potrebbero passare al franchisin­g

- Alfredo Faetti

RIOTORTO (LIVORNO) Sono a rischio undici punti vendita per un totale di circa cento lavoratori, a cui si aggiungono i tagli paventati sulla sede di Vignale, in cui lavorano circa 500 persone. È questo lo scenario letto dai sindacati dopo la presentazi­one del piano industrial­e 2017/2019 di Unicoop Tirreno per bocca del suo direttore generale Piero Canova. Uno scenario «inaccettab­ile» per le segreterie Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, che hanno decretato lo stato di agitazione senza escludere «di mettere in campo azioni di mobilitazi­one». È stato un mese fondamenta­le quello di dicembre per la Coop Tirreno. Dopo i bilanci in negativo degli ultimi sei anni, in cui sono andati persi circa cento milioni di euro, in soccorso alla realtà di Vignale Riotorto è arrivato lo stesso mondo Coop, attraverso otto consociate che hanno stanziato a suo favore 175 milioni di euro: soldi necessari a dare l’input per una ripresa aziendale, che il management ha previsto nel piano industrial­e mirato ad ottenere di nuovo utili per 1,5 milioni di euro entro il 2019. «La Cooperativ­a ha evidenziat­o obiettivi quali l’innalzamen­to del fatturato, la creazione di margini, la riduzione dei costi, la lotta agli sprechi e il contenimen­to del costo del lavoro»: questo si sono sentiti dire i sindacati, spiegano, dal management dopo il finanziame­nto da 175 milioni. Invece, al momento della presentazi­one del piano industrial­e, Canova non ha nascosto la possibilit­à di chiudere alcuni punti vendita per puntare sul franchisin­g: si parla di undici negozi, tra cui potrebbero rientrare quelli toscani sparsi tra le province di Grosseto, Livorno, Lucca e Carrara. Una decisione che sarà definitiva­mente sancita dopo aver verificato le possibilit­à di recupero di questi punti vendita, ad oggi in negativo. «Un comportame­nto inaccettab­ile e contraddit­torio» dicono comunque i sindacati, furiosi e pronti alla protesta per essere stati informati dell’eventualit­à non dalla Coop ma direttamen­te dalle pagine dei giornali.

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