«Prepariamo insieme l’agenda per i ministri»
Fabianelli, Confindustria Sud e la disparità tra Etruria e Mps: l’importante è tornare a fare credito
«Firenze non è solo una vetrina». Così Arturo Galansino ( foto), direttore della Fondazione Palazzo Strozzi, in vista del G7 della cultura lancia l’idea che istituzioni pubbliche e private stilino un’agenda per i ministri che parteciperanno. «Scriverò anche a Ai Weiwei».
La crisi della banche, l’export che frena, i nuovi mercati. Ne parliamo con Andrea Fabianelli, imprenditore e presidente di Confindustria Toscana Sud (associazione che rappresenta Arezzo, Grosseto e Siena), che sostiene l’intervento pubblico su Mps «anche se arrivato in ritardo», e manda un monito sulla disparità di trattamento tra i risparmiatori della banca senese e quelli di Banca Etruria: «La legge deve essere uguale per tutti».
Fabianelli, come è andata l’economia, nei territori di Confindustria Toscana sud, nel 2016?
«Siamo stati sulle montagne russe. Per l’orafo, per esempio, abbiamo registrato perdite di quote sui mercati arabi e il 2017 purtroppo si aprirà con una tassa aggiuntiva del 5% per gli Emirati Arabi. Un dato preoccupante. D’altro canto, ci sono mercati che si stanno aprendo: Turchia, Usa e Messico sono tutti e tre con segni positivi». È successo in altri settori? «Quello agroalimentare vede aumenti importanti. Ovviamente, parliamo dei mercati che lavorano sull’export. Il mercato italiano subisce ancora la crisi, questo cambio di tendenza nei consumi, mentre l’estero dà più soddisfazioni. A Siena, poi, c’è un’eccellenza assoluta dei medicinali: per il grande polo che fa vaccini è stato un anno importante. Proprio a Siena abbiamo, anche con un convegno, discusso di come possiamo rafforzare questo polo medicale».
Un 2016 altalenante anche per Etruria e Mps, entrambe sul vostro territorio. La prima sembra uscita dal tunnel, la seconda è ancora appesa ad un filo, quello della Bce.
«Sto facendo il presidente nel peggior periodo della vita degli industriali, in 72 anni di vita dell’associazione. Di tre banche di riferimento — Crf, Etruria e Mps — due hanno avuto le grandi difficoltà che conosciamo. Ma Mps è stata messa in sicurezza: crediamo che la banca più antica del mondo dovesse essere aiutata e lo Stato ha fatto bene a farlo. Ma sarebbe stato molto meglio l’avesse fatto fin dall’inizio, e pure per le 4 banche (tra cui Etruria, ndr) invece di arrivare al bail in. Ma non sta a noi giudicare».
Insomma lei è d’accordo con il sindaco di Arezzo Ghinelli e il vescovo Fontana: per Etruria e Mps sono stati usati per i due pesi e due misure.
«Verifico solo che per Mps è stata seguita una strada e per Etruria un’altra. Noi non siamo legislatori, non compete a noi fare le leggi ed applicarle. Ma sarebbe il caso che la legge fosse uguale per tutti. Ora, quello che è importante è che la banche ritornino a prestare soldi, in ambito locale. Spero che Ubi (pronta ad acquistare Etruria, ndr) si ricordi che Arezzo potrebbe essere un grande polo direzionale per loro. Qui troverà competenze e logistica. Io credo che la Nuova Banca Etruria si meriti di diventare un polo di eccellenza, diventando così il terzo gruppo bancario italiano».
Il 2016 è stato anche l’anno in cui Confindustria si è schierata per il Sì alle riforme costituzionali, ma al referendum ha vinto il No.
«Non abbiamo sostenuto il Sì per dare appoggio a una parte politica, ma per il cambiamento, la velocità. Il legislatore, chi governa, deve capire che serve rapidità nelle decisioni, come sono veloci i mercati. Due anni fa denun- ciammo il problema che aveva un ponte della Cassia, disastrato. Dopo due anni e mezzo i lavori non sono finiti, un’azienda deve ancora perdere un’ora e mezzo per il tragitto alternativo. Fate voi...».
Gli appalti si accelerano con una riforma costituzionale?
«No, serve un iter burocratico. E va cambiato anche questo. Ma vediamo cosa è successo col referendum e domandiamoci: perché è dovuto intervenire lo Stato su Mps? Forse perché i finanziatori internazionali non hanno avuto il coraggio di investire in Italia perché non hanno certezza dei tempi dopo il No?».
Come sono i rapporti con la giunta regionale?
«Ottimi, continui, costanti. Ognuno nella propria posizione ma lavoriamo comunque assieme. A Siena c’è il biotech, ad Arezzo l’oro: ognuno di questi settori importanti ha bisogno di differenti fabbisogni, li riportiamo alla Regione, che cerca sempre di venire incontro alle esigenze. Anche perché il manifatturiero è la spina dorsale dell’economia. Senza manifattura, non c’è economia in un territorio».
Per la nuova guida di Confindustria Toscana quanto dovremo aspettare?
«Dopo le dimissioni del presidente fiorentino Massimo Messeri abbiamo ritenuto opportuno bloccare l’iter: non si può avere un presidente regionale senza la presenza di Firenze. Ora serve una persona di grande levatura e capacità imprenditoriali».
Lo Stato ha fatto bene ad aiutare la banca più antica del mondo, forse si poteva fare anche per le 4 banche azzerate
Abbiamo sostenuto il Sì al referendum per avere più velocità. Il ponte disastrato sulla Cassia dopo due anni è sempre lì