Corriere Fiorentino

Gioia e pugni

Boxe, Fabio Turchi campione d’Italia «Se sono felice vinco»

- di Marco Massetani

Non chiamatelo il nuovo Bundu. «Lui è Leonard e io sono Fabio, in comune abbiamo solo l’umiltà». Il nuovo campione italiano dei pesi massimi leggeri è un fiorentino doc «figlio d’arte» cresciuto tra il Poggetto, via Pistoiese e i sacchi della palestra La Montagnola. E’ un mix poderoso di muscoli e tatuaggi che preferisco­no colpire pulito, nelle dichiarazi­oni come sul ring. «Nella boxe vinci quando stai bene di testa, e io vinco perché mi sento felice, realizzato».

Ecco a voi Fabio Turchi, appena 23 anni. Ecco a voi l’avvenire più credibile del pugilato azzurro. Venerdì scorso al palasport di Scandicci («Mamma c’è il Turchi», recitava uno striscione), ha conquistat­o il titolo nazionale (vacante) dei massimi leggeri battendo dopo poco più di 6 riprese il 34enne torinese Maurizio Lovaglio e approprian­dosi di una cintura che in famiglia era già stata del padre Leonardo, pluricampi­one italiano dei mediomassi­mi. «Della serata conservo un flash — continua Turchi — alla fine con mio padre ci siamo incrociati gli sguardi e ci siamo subiti capiti, è come se quella cintura me l’avesse passata lui».

Era considerat­o tra i 10 più forti dilettanti al Mondo, Fabio, quando boxava tesserato per l’Esercito e con uno stipendio garantito dallo Stato: tanti guantoni incrociati, molte vittorie anche internazio­nali.

Ma il ragazzone un po’ testardo con un passato sportivo da centravant­i di sfondament­o nel Firenze Ovest, e poi salito sul ring grazie ai 187 cm per 90 kg concessi da madre natura, aspirava a qualcosa di più, voleva fare del pugilato la propria vita. Quindi, a ottobre 2015, il passaggio al profession­ismo, una scelta difficile, in parte contestata in famiglia, ma che finora lo sta ripagando. «Da dilettante ho combattuto al 70%, non avevo gli stimoli giusti, non era la mia strada — spiega Fabio — all’inizio mio padre non era d’accordo, ho deciso ugualmente di allenarmi con Alessandro Boncinelli (il maestro di Leonard Bundu, ndr), è lui che mi ha traghettat­o verso il profession­ismo. Da alcuni mesi sono tornato ad essere seguito dal babbo, dopotutto sono cresciuto in casa guardando quella cintura. L’ho sempre desiderata, sin da bambino. Ma statene certi, questo è solo il punto di partenza. So di essere forte, montante al fegato e gancio destro i miei colpi preferiti».

Dietro a questa nona vittoria, la più bella conquistat­a tra i profession­isti (confermata l’imbattibil­ità), così come dietro a ogni grande successo sportivo, c’è sempre una vita privata racchiusa in un habitat di armonia e semplicità. La sua compagna Paola Cappucci, ex campioness­a di kickboxing, è un punto di riferiment­o («Conviviamo da un anno, ci aiutiamo a vicenda nello sport, sa anche essere una stupenda amica»), idem i suoi adorabili cani: Cerbero un corso di 64 kg e la nuova arrivata Jean, pitbull di 6 mesi. «Trascorro molto tempo con loro», ammette Fabio. Si conserva tiepida la passione per il calcio e la Fiorentina, ma non siamo più agli entusiasmi da ultras di curva Fiesole.

«Avevo come idolo Luca Toni, ho passato tante domeniche allo stadio ma non mi rivedo più in questo calcio, anche se un gol viola fa sempre piacere», ammette Fabio Turchi, con lo sguardo concentrat­o al futuro da pugile. «Il sogno? Un titolo mondiale al Mandela Forum», azzarda. C’è chi acconsente, è il caso del presidente della FPI, il toscano Alberto Brasca. «Fabio è l’uomo che può rilanciare il pugilato italiano — confessa Brasca — Ha tutto, fisico, tecnica, velocità, accortezza tattica. In Italia non teme rivali, possiede i mezzi per aspirare a un titolo internazio­nale».

 ??  ??
 ?? Fabio Turchi esulta (foto Matteo Innocenti photografy). Sopra, con la compagna Paola ??
Fabio Turchi esulta (foto Matteo Innocenti photografy). Sopra, con la compagna Paola
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy