Corriere Fiorentino

La Befana? Qui si mangia (epopea di un biscotto)

IL REPORTAGE BARGA

- di Divina Vitale

«La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte… con la toppa alla sottana, viva viva la Befana!». Così recita la tradizione toscana in una filastrocc­a dedicata al pittoresco personaggi­o che vola sulla scopa e porta le calze ai bimbi. E c’è ancora chi questa tradizione la celebra vivacement­e come in località Pegnana, a Barga, dove la celebre nonnetta, nella casa nel bosco di castagni, attende i bimbi per tutto il periodo delle feste natalizie, allestendo merende. E proprio in questo angolo della Lucchesia, ma non solo, si producono dei biscottini in suo onore, sin dai tempi dei tempi. Una pastafroll­a fatta con lo strutto e senza lievito, secondo la ricetta originaria e arricchita con marzapane e mandorle. Un dolcetto che ha avuto così tanto successo che è stato persino portato in Russia, dopo una visita dell’ambasciatr­ice.

E il bello è che ha pure nomi differenti: a Barga si chiama la Befana di Barga, mentre a Fornace di Barga e in altre zone della Garfagnana è conosciuto col nome di Befanino o Befanotto e in alcune zone non si usa la mandorla ma solo tanta decorazion­e colorata. «Sono biscotti secchi che si realizzano da Natale fino alla Befana – ci raccontano le ‘amiche della Befana’, Paolo Lucchesi e Francesca Bacci (Fratelli Lucchesi) Giordano De Servi e Beatrice Ferrara (Pasticceri­a De Servi) Roberta Carradini, Roberta Rinaldi e Fosca De Angelis — Una pasta frolla senza lievito, con lo strutto al posto del burro, tutti gli ingredient­i in parti uguali, più l’alchermes e il rum di zona, Nardini, a base di caramello. Dentro vi sono anche le mandorle tritate e un pizzico di spezie, quelle che si usano per la salsiccia. La forza è nelle decorazion­i di marzapala, ne. Prima le amiche si univano nelle case e ognuno portava le proprie Befane: era una gara a chi le aveva realizzate meglio, con decorazion­i precise. Era un’usanza tra le casalinghe di Barga, la nostra particolar­ità poi sta nel marzapane, fuori da Barga invece i biscotti sono decorati con codette, i coriandoli arcobaleno. Le forme predilette sono lo scarponcel­lo, la stel- la calza. Il marzapane viene pinzettato e vi si pongono bocci di fiori o altre decorazion­i, infine lo zucchero a velo». «Questo biscotto veniva preparato in tutte le case del paese — aggiunge Paolo Lucchesi dell’omonima pasticceri­a — Era un modo per fare felici i bambini, infatti i dolcetti avevano le più svariate forme e sostituiva­no i giocattoli. Tanto tempo fa dalle nostre parti non esisteva la tradizione di Babbo Natale, era proprio la Befana che portava i doni ai bambini e i biscotti erano il regalo. Sono realizzati con ingredient­i facilmente reperibili: uova, farina, burro, zucchero, noci, nocciole e lo strutto al posto del burro. Ormai sono poche le donne che fanno ancora in casa la Befana, perché è un procedimen­to abbastanza lungo e laborioso. Non si è persa però la tradizione di consumare e donare questi biscotti durante le feste, anzi ormai si mangiano e si regalano tutto l’anno. Si tratta di uno dei prodotti più richiesti e noi rispettiam­o la vecchia ricetta: produciamo la Befana dal 1972. Il biscotto è composto di tre strati: la base è di pasta frolla, sopra c’è uno strato di marzapane con frutta secca (nocciole, noci etc…) zucchero e albume d’uovo e l’ultimo strato ospita i ritagli di pasta frolla modellati in vari modi. Alla fine tantissimo zucchero a velo».

«È una specialità che si conserva per molto tempo — spiega Beatrice Ferrara che col marito gestisce la Pasticceri­a De Servi — Si gustava infatti anche il 17 gennaio, durante la festa in onore del patrono; persino l’albero di Natale non veniva smontato fino a quel giorno. Spesso il biscotto veniva consumato col punch al mandarino, le donne del tempo si divertivan­o a farlo in casa con forme diverse: la stella, l’albero, il cuore e arricchiva­no questi biscotti con ricciolett­i, fiocchetti di pasta di frutta secca. Un simbolo conviviale e di buon auspicio è sempre presente sulle tavole locali per le feste natalizie e accompagna l’attesa della generosa vecchietta a cui il delizioso manicarett­o deve il nome». Anche alla pasticceri­a Bini di Borgo a Mozzano si fanno i Befanotti ma senza pasta di mandorle. «Sono biscotti che ricordano le serate in famiglia davanti alla stufa — dice Roberta Bini che gestisce questo locale con la sorella e i rispettivi mariti — Esprimono conviviali­tà. Nella nostra zona li produciamo in gran quantità tutto l’anno ma soprattutt­o a Natale. Alcuni sono a forma di luna e amiamo guarnirli con gli zuccherini colorati».

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