NATURA AD ARTE LA GIRAFFA DI MORADI
Nella bottega in Oltrarno dello street artist che crea sculture con radici, tronchi e rami scolpiti dalla pioggia. È suo il fantastico animale sulle rive dell’Arno: la piena l’aveva portato via da San Niccolò, è stato riavvistato a ponte alla Carraia
Il legno nuovo appena uscito di fabbrica non gli piace, «non ha nulla da raccontare». Per questo per le sue opere preferisce pancali che hanno sopportato merci pesanti, rami levigati dall’acqua, frasche scosse dal vento, radici e tronchi scolpiti dalla pioggia e dall’aria. «Ogni forma è nella natura» è lo slogan di Moradi, artista fiorentino che crea scoiattoli, cervi, orsi, giraffe, cuori con il materiale che recupera lungo i fiumi, nei boschi o in riva al mare. «Non aggiungo nulla al paesaggio, assemblo quello che trovo, ma senza essere invasivo: cerco di alzare il tono solo quel tanto che basta per incuriosire le persone», spiega lo street artist. Non fa dell’anonimato una bandiera ma preferisce non svelare il proprio volto (anche se in Oltrarno, dove ha la bottega, sanno tutti chi è) e farsi conoscere attraverso il suo lavoro e i social network. Il nome d’arte, Moradi, l’ha preso da un ragazzo con cui anni fa condivideva casa a Barcellona, che gli ha rubato un Mac nuovo e soprattutto il taccuino con tutti i suoi disegni. La sua «identità». «Mi ha strappato il cuore, ma nello stesso tempo mi ha tolto i filtri» racconta. Da quel momento non ha più tenuto l’arte per sé, ma ha voluto condividerla con gli altri. Dalle mani di Moradi è nata la giraffa che alcuni mesi fa è «comparsa» in riva all’Arno. «Stavo lavorando sulla spiaggetta di San Niccolò e ho trovato dei rami lunghi. Volevo fare qualcosa che fosse fuori luogo, e la loro forma mi ha suggerito il collo di una giraffa. Messa in un posto in cui non ti aspetteresti mai di trovarla». La piena del fiume, a novembre, l’ha portata via. Ma una ventina di giorni fa l’animale è stato avvistato tra ponte alla Carraia e la pescaia Santa Rosa. Intatto. Prima della giraffa l’Arno era stato il palcoscenico per un tuffatore e un cervo. Moradi, 36 anni, dopo l’Istituto d’Arte e l’Accademia di belle Arti ha girato il mondo come designer di lampadari, per poi dedicarsi alla pittura. «Ho passato 10 anni ad aspettare l’occasione nelle gallerie. Stare isolato in studio è stato frustrante, non faceva per me, dovevo trovare un posto per l’arte in mezzo alla società. L’effimero è l’unica di-
mensione praticabile». La prima «scultura» fu uno scheletro fatto con legni trovati su una spiaggia. Moradi si sente «in pace con se stesso» quando parte con lo zaino in spalla con dentro trapano, sega e viti e va nella natura a trovare (non cercare) i materiali che poi diventeranno la sua arte. Nascono così teste, cuori, mani, fatti di pezzi di legno e rami assemblati. Sue sono anche le pistole «Selfie» che sparano verso chi le impugna. «I bambini capiscono subito come sono fatte mentre gli adulti per impugnarle devono chiudere gli occhi. Quando li riaprono si accorgono che si sparerebbero». Ogni creazione stupisce, fa domandare: ma cosa è? «Ognuno ha la sua risposta».