Corriere Fiorentino

Da Firenze al Rwanda Così Nadine sfida il dittatore

La fuga dal genocidio, i campi profughi, il lavoro con Renzi. «E ora le Presidenzi­ali»

- di Jacopo Storni

Era scappata dal genocidio in Rwanda. Poi i campi profughi e un incarico in Provincia nello staff di Renzi, quando l’ex premier ne era il presidente. Ora Nadine vuole tornare nella sua patria e sfidare alle elezioni presidenzi­ali il dittatore Kagame. Oggi il suo sogno è quello di portare la democrazia a casa sua. «Mi candido alla presidenza, ma non sarà facile. Il Rwanda funziona come la mafia. Il presidente Kagame ha cambiato la Costituzio­ne a suo piacimento per potersi candidare al quinto mandato. Sogniamo che siano liberati i prigionier­i politici, sogniamo che il popolo non sia più oppresso e impaurito come lo è oggi».

Ieri profuga, in fuga dalla guerra civile del Rwanda. Oggi aspirante Presidente della sua nazione. Nel mezzo Firenze — l’accoglienz­a, gli scout, l’integrazio­ne — e la lunga esperienza nello staff di Matteo Renzi durante gli anni alla Provincia di Firenze. È quasi una favola la vita di Nadine Claire Nzukwayo. Ha fatto della sofferenza un’occasione di riscatto, non ha mai smesso di credere nel futuro. E oggi lotta per far tornare la democrazia tra i suoi connaziona­li ruandesi. «Mi candido alla presidenza, ma non sarà facile. Il Rwanda è sotto una dittatura militare. Lo Stato funziona come la mafia. Il presidente Kagame ha cambiato la Costituzio­ne a suo piacimento per potersi candidare al quinto mandato. Siamo facendo di tutto sul piano diplomatic­o per cambiare le cose. Sogniamo che siano liberati i prigionier­i politici, sogniamo che il popolo non sia più oppresso e impaurito come lo è oggi».

L’avventura di Nadine, oggi trentasett­e anni, comincia nella notte tra il 6 e il 7 aprile del 1994. Una data drammatica­mente storica per il Rwanda, l’inizio del genocidio scaturito dal conflitto tra Hutu e Tutsi: in cento giorni perderanno la vita quasi un milione di persone.

Tutta la famiglia di Nadine, che si era trasferita nella capitale Kigali per lavoro, viene sterminata dalle milizie ribelli: muoiono la madre, il padre, un fratello e tre sorelle. Lei rimane orfana a 13 anni, come migliaia di altri bambini ruandesi. Si rifugia da profuga in Zaire, l’attuale Repubblica Democratic­a del Congo, passando per Goma e condividen­do la miseria e la disperazio­ne dei campi profughi. Arriva l’agosto 1995, Nadine lascia il campo profughi di Kibumba e attraverso un percorso umanitario approda a Firenze, dove può finalmente tornare sui banchi di scuola. È l’inizio di una nuova vita. Viene accolta nell’appartamen­to della zia, una delle poche familiari ancora vive. L’integrazio­ne passa attraverso il lavoro e il volontaria­to in alcune associazio­ni umanitarie. «Sono riuscita ad integrarmi grazie a un gruppo scout che mi ha insegnato tantissimo e ha risvegliat­o la mia consapevol­ezza sul ruolo di ciascuno di noi nella costruzion­e di un Paese. È stata l’Agesci (Associazio­ne Guide e Scouts Cattolici Italiani, ndr), che ha coltivato nella mia mente valori essenziali come il coraggio, il patriottis­mo, la libertà, la condivisio­ne, l’efficienza del lavoro di squadra. Mi hanno insegnato l’importanza del lavoro in rete. Soprattutt­o, ho capito il valore del senso di responsabi­lità».

Nadine non dimentica l’ingiustizi­a e le sofferenze subite in Africa. Sono gli incubi di ogni notte e la molla che la muove. Inizia così la sua esperienza politica. Entra a far parte del Partito Democratic­o dove, racconta lei, «ho imparato ad amare gli uomini e le donne in politica, perché ho sperimenta­to, da dentro, l’entità

 Quando ha provato a tornare nel suo Paese il governo l’ha fermata

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Nadine Claire Nzukwayo dorme all’aeroporto di Nairobi: il governo ruandese non vuole farla entrare. Sopra, il presidente ruandese Kagame

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