«Macchiarini non truffò i pazienti». Ecco perché
Le motivazioni dell’assoluzione del chirurgo: «Non nascose le difficoltà degli interventi»
Paolo Macchiarini non ha truffato i pazienti e «appare poco credibile l’immagine dell’uomo cinico che passa sopra ogni cosa pur di accaparrarsi il danaro». Quello che invece emerge dall’inchiesta è che «dal punto di vista tecnico-chirurgico Macchiarini aveva una manualità che altri non avevano e che gli consentiva di fare interventi che altri non riuscivano ad eseguire e non volevano eseguire». Queste le motivazioni con cui il gup Fabio Frangini lo scorso settembre ha assolto, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato, il chirurgo toracico Paolo Macchiarini dall’accusa di truffa e tentata truffa.
Secondo l’accusa Macchiarini, nel periodo in cui lavorò a Careggi, dal 2009 al 2012, avrebziente be proposto ad alcuni pazienti di farsi operare nel privato perché in ospedale le liste di attesa erano troppo lunghe. Ma il giudice, analizzando caso per caso, ha escluso che possano esserci stati raggiri. Come nella vicenda che ha dato il via all’inchiesta. Era stata la moglie di un pa- affetto da metastasi polmonari e al cervello, morto nel luglio 2010, a presentare un esposto contro il chirurgo viareggino che avrebbe consigliato l’intervento in Germania sulle metastasi cerebrali prima di operare quelle polmonari. «Ma il chirurgo — spiega il giudice — dice alla donna di rivolgersi anche ad altri centri italiani come Milano o Verona. Hannover è una delle opzioni indicate ma il tenore della conversazione non permette di ritenere che ci sia stato neanche il tentativo di indurla ad andare per forza in quel posto. Dal punto di vista logico appare poco credibile che Macchiarini potesse intascare soldi per un intervento per una materia che non era la sua in un ospedale nel quale non sembra che operasse lui e che conosceva per fama, essendo all’avanguardia in tema di neurochirurgia. Appare invece credibile che Macchiarini, a fronte della disperazione della moglie del paziente, abbia suggerito dove fare l’intervento al cervello, che avrebbe permesso di fare poi quello ai polmoni e abbia dato un’indicazione di massima sul costo dell’operazione. Si fa fatica a immaginare che Macchiarini, soggetto così cinico descritto dall’imputazione che badava esclusivamente al vile denaro, passando sui sentimenti e il dolore delle persone, abbia rinunciato a operare il paziente, nonostante le richieste disperate della moglie, rinunciando comunque a un lauto compenso almeno per il suo intervento al polmone. Che Macchiarini possa essere sensibile al denaro potrebbe anche essere riconosciuto, ma da qui a pensare che passi sopra ogni cosa pur di accaparrarsi il denaro con il cinismo descritto nel capo di imputazione, non può in alcun modo essere riconosciuto».
Quanto ai risultati degli interventi, spiega il gup, «Macchiarini non nasconde la difficoltà. Anzi, è fin troppo diretto: propone qualcosa che solo lui, o pochi altri al mondo potrebbero fare, comunque non prospettando la garanzia della riuscita dell’intervento». E questo, conclude il gup, non si può qualificare come truffa.
La tecnica «Aveva una manualità che altri non avevano e che gli consentiva di fare operazioni che altri non riuscivano a fare»