Corriere Fiorentino

«Non basta mezza giornata per avere una diagnosi»

- Giorgio Bernardini

Qualcuno si indigna, altri scuotono la testa. «Chi sta male non si può trattare così!», si sente esclamare da un angolo. A parlare è una signora in attesa di una visita, seduta su una barella del corridoio del pronto soccorso di Prato. Si è sentita male ieri mattina ed a metà pomeriggio doveva ancora essere informata della diagnosi. «È così, purtroppo. I giorni del picco influenzal­e riempiono queste stanze più che in ogni altro periodo dell’anno», spiega a bassa voce un’infermiera che deve aver ripetuto questo mantra diverse volte nelle ultime. Già, perché da quasi una settimana il pronto soccorso pratese vive una situazione difficile. «Non di emergenza, perché l’emergenza è un’altra cosa — spiega un altro infermiere — visto che sapevamo che questi giorni sarebbero stati difficili». A ben guardare la sala d’aspetto ed il corridoio gremito del pronto soccorso, in effetti, ci si può rendere conto che la situazione è piuttosto complessa. Molti dei parenti delle persone ammalate spiegano che «se si arriva dopo le otto di sera è quasi matematico che qui dentro ci si passi almeno la notte, perché bisogna che dimettano i pazienti del giorno prima per creare nuovi posti». Insomma il problema del pronto soccorso sembra essere legato a quello che ha attraversa­to la polemica politica negli ultimi mesi: la mancanza di letti nell’ospedale. E pensare che le prossime settimane, almeno secondo l’istituto superiore di Sanità, il picco influenzal­e arriverà al suo culmine. Una fiaccolata per ricordare. E per chiedere nuovamente verità e giustizia. Ieri sera, a sette anni e mezzo dal disastro ferroviari­o di Viareggio, centinaia di persone hanno partecipat­o all’iniziativa promossa dall’associazio­ne che riunisce i familiari delle vittime. Il 10 gennaio, nell’aula del Polo fieristico di Lucca si terrà la prossima udienza del processo sulla strage.

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