Corriere Fiorentino

I BUCHI NELLA RETE E LE CONTROMISU­RE

- di Alessio Gaggioli alessio.gaggioli@rcs.it

Tra la saracinesc­a e la vetrata della libreria «Il Bargello» c’era lo spazio sufficient­e per infilarci qualsiasi cosa, come poi hanno fatto i terroristi con l’ordigno collegato a un timer che ha ferito gravemente il sovrintend­ente Mario Vece. I gestori della libreria vicina a Casapound arrivati in via Leonardo Da Vinci questa estate sapevano di essere un obiettivo sensibile. E avevano cercato di proteggers­i incastrand­o tra la saracinesc­a e la vetrata una rete metallica. Avevano il timore che qualcuno li volesse far saltare in aria o comunque volevano proteggers­i dalle sassate, dalle bastonate, dalle scritte o dalle molotov. Non perché prevedono il futuro, ma perché era già successo. Prima dell’estate scorsa la libreria era a Coverciano, sempre al piano terra di un condominio e nei due anni passati in via D’Annunzio hanno subito nell’ordine: 1) il raid di una ventina di incappucci­ati armati di bastoni che hanno devastato la libreria, 14 gennaio 2016; 2) l’esplosione di una bomba carta, 2 febbraio 2016; 3) decine di manifestaz­ioni, scritte, minacce e aggression­i, nel corso del 2015. Dopo questi fatti il trasloco. Ma nulla è cambiato (anzi). Restano un obiettivo sensibile. E un obiettivo sensibile è anche chi vive accanto, o immediatam­ente sopra la libreria che da un condominio è traslocata in un altro condominio. Si poteva evitare? Ognuno di noi — sempre che dentro a quei locali non si commetta apologia del fascismo o altri reati, in questo caso di opinione — dovrebbe poter aprire liberament­e una propria attività o un circolo culturale. È brutto da dirsi, ma a Firenze evidenteme­nte non è possibile. Una sconfitta per la città, forse frutto di sottovalut­azione da parte delle autorità competenti. Se quella libreria era ed è a rischio attentati (come è chiaro che lo fosse) perché non c’era, come sembra, una telecamera funzionant­e puntata sull’obiettivo? Perché quella saracinesc­a in cui è possibile infilarci di tutto? E soprattutt­o, ora, quali contromisu­re verranno prese dopo l’attentato?

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