«Non si può aver paura di vivere a casa nostra» E la notizia arriva a messa
Quella rete divelta per incastrare l’ordigno che ha ferito l’agente all’alba di Capodanno era stata messa proprio per proteggere la libreria: «Volevamo difenderla da pietre, bastonate o scritte, certo non pensavamo ad una bomba», dice Saverio Di Giulio, responsabile fiorentino di Casapound. La libreria Il Bargello di via Leonardo Da Vinci, tra viale Don Minzoni e piazza Savonarola, era un «obiettivo sensibile» già quando si trovava a Coverciano: continue manifestazioni che blindavano periodicamente il quartiere, poi un anno fa una quindicina di incappucciati armati di bastoni devastarono la libreria in pieno giorno e, giorni dopo, una bomba carta danneggiò alcune auto parcheggiate. Quando quest’estate la libreria si era trasferita, alcuni residenti e commercianti si erano allertati: «Mesi fa qualcuno aveva scritto su un muro frasi contro l’apertura della libreria, sapevamo che qualcosa sarebbe potuto succedere ma non abbiamo paura», dicono da un vicino negozio. «Non è certo colpa della libreria, ma dove c’è Casapound succedono queste cose. Eravamo fuori città per Capodanno, ma se fossimo rientrati tardi sarebbe potuto succederci qualcosa», dicono due residenti del palazzo di fronte alla libreria. E ancora: «Abbiamo sentito lo scoppio intorno alle 5 — dice un’altra coppia di residenti — inizialmente pensavamo ad un grosso petardo poi, con l’arrivo dell’ambulanza, ad una fuga di gas. La mattina dopo abbiamo saputo della bomba. Non vogliamo aver paura di vivere in casa nostra».
Ma non tutti sapevano dell’attacco, domenica, alla messa delle 18 a San Francesco in piazza Savonarola. È stato il parroco, padre Sandro Celli, a darne notizia nell’omelia: «L’immagine che la Chiesa offre oggi è quella della Madonna con Gesù — ha detto indicando il bassorilievo a sinistra dell’altare — guardatelo: è sereno, in pace. Invece intorno a noi la pace non c’è. A Istanbul un uomo è entrato in un locale e ha ucciso 39 persone, e stamani un ordigno a pochi passi da qui ha ferito un poliziotto al lavoro». Tra le panche un brusio e, dopo la messa, c’è stato chi ha raggiunto il luogo dell’esplosione.
Intorno alla libreria, molti uffici e abitazioni. Ma trasferire la libreria in una zona non abitata «sarebbe un messaggio sbagliato — dice Di Giulio — abbiamo trasferito la sede per avere più spazio, non per altri motivi. Spostarci sarebbe come legittimare queste azioni. Qui abbiamo un migliore rapporto con gli abitanti».