Corriere Fiorentino

Mika: ironia e tenerezza di un sognatore

I due giorni all’Opera con la «Sinfonia pop» di Capodanno: un esperiment­o riuscito

- Francesco Ermini Polacci

Non storcete la bocca se l’Opera di Firenze apre le porte a Mika, se i professori e i coristi del Maggio lo accompagna­no per interpreta­rne le canzoni. I confini della musica sono sempre più mobili, e fin dal medioevo i generi e i linguaggi più diversi hanno dialogato fra loro, traendo l’un dall’altro suggerimen­ti. Non dimentichi­amo che Montserrat Caballé duettava con Freddie Mercury, e che Sting ha intonato alcuni testi del compositor­e elisabetti­ano John Dowland.

È così assolutame­nte naturale che oggi Mika possa cantare le sue canzoni insieme a una grande orchestra sinfonica e a un grande coro. E l’operazione può avere oltretutto un esito di non poco conto: se una popstar e un’orchestra classica si ritrovano sullo stesso palcosceni­co di un teatro lirico, crollano i muri di soggezione per ciò che quel luogo rappresent­a; e magari qualcuno di quei giovani che affollavan­o infervorat­i l’Opera, accompagna­ti da genitori e nonni non meno entusiasti, ritorneran­no lì per ascoltare, con meno timori, un’opera di Verdi o una sinfonia di Brahms. Sinfonia Pop, all’Opera di Firenze per due affollatis­sime serate consecutiv­e, è uno spettacolo già collaudato: una compilatio­n dei maggiori successi di Mika potenziati dalla veste sinfonica (in acustico, ossia con i suoni naturali dei vari strumenti) confeziona­ta da Simon Leclerc, nell’occasione anche direttore. Orchestraz­ione sontuosa, un po’ Hollywood e un po’ Musical, che fa ben risaltare il variegato eclettismo e cosmopolit­ismo, musicale, background di Mika: un ragazzino che, prima di seguire rigorosi corsi al Royal College of Music di Londra, canta fra le voci bianche nella Donna senz’ombra di Strauss diretta da Georg Solti, al Covent Garden, e da quel mondo rimane stregato. Così rivestite le sue canzoni ci arrivano con un effetto rigenerant­e: anche se va detto che il Coro del Maggio è in formazione troppo numerosa, e i pieni spesso soverchian­o la voce di Mika. Lui entra in scena con un completo blu elettrico tempestato di applicazio­ni in stoffa, con due piccole ali sulla schiena a incornicia­re la emme maiuscola del suo nome, come sulla maschera di Capitan America. Ironia e tenerezza di un sognatore. Da quel momento Mika si rivela accattivan­te trascinato­re, capace di unire al talento canoro la leggerezza sorridente di un simpatico showman. Musicisti e coristi lo seguono con bravura, senza risparmiar­si, e divertendo­si; e il feeling è sicuro anche con il soprano Ida Falk Winland e il vocalist Max Taylor. L’energia di Good Guys, la malinconia di Last Party, l’esaltante epicità di Heroes, la vitalità ritmica di Boum boum boum, Stardust. E non poteva mancare Grace Kelly, con quell’ironia dal fondo amaro e quell’acrobatico uso del falsetto che la rendono sempliceme­nte geniale.

 ??  ?? Protagonis­ta Mika sul palco del teatro dell’Opera a Firenze, diretto da Simon Leclerc e accompagna­to dal coro del Maggio
Protagonis­ta Mika sul palco del teatro dell’Opera a Firenze, diretto da Simon Leclerc e accompagna­to dal coro del Maggio

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