Corriere Fiorentino

QUEL MIRINO ILLIBERALE

- di Valerio Vagnoli

Non sarebbe proprio ammissibil­e che con la fine delle vacanze il grave attentato alla libreria il Bargello passasse nel dimenticat­oio. Non solo perché un poliziotto rimarrà per tutta la vita menomato per aver tutelato, alla fine della sua nottata di lavoro, la nostra sicurezza, ma anche perché l’attentato era indirizzat­o ad una libreria. Ci sono dei luoghi, ed è penoso doverlo ricordare in un Paese nato dalla Resistenza, verso i quali la violenza appare particolar­mente ripugnante; e tra questi vi sono senza dubbio le librerie. Quando si colpisce uno di questi luoghi ci troviamo sicurament­e di fronte a ideologie di stampo totalitari­o, qualunque sia la sigla o il gruppo che rivendica l’atto terroristi­co.

Fino a oggi ignoravo l’esistenza della libreria Il Bargello e immagino che la scelta del nome, più che richiamars­i al Palazzo omonimo di via Ghibellina, si ricolleghi invece alla rivista che con quel nome si pubblicò per oltre vent’anni a Firenze e che chiuse le pubblicazi­oni nel 1943. Al Bargello collaborar­ono intellettu­ali fascisti, ma anche personalit­à come Giansiro Ferrata, Alessandro Bonsanti, Maccari, Pratolini, Rosai e Bargellini, spesso non allineati col regime e non a caso dopo il ‘43 destinati a rappresent­are con convinzion­e istanze di chiaro antifascis­mo. E questo a conferma che gli uomini, compresi gli intellettu­ali, non sempre sono riconducib­ili a schemi rigidi e definitivi; schemi che invece sono rigidament­e acritici in chi crede fanaticame­nte di incarnare certezze e valori unici e «superiori», sentendosi così legittimat­o a colpire chi la pensa diversamen­te.

Una libreria, qualunque sia l’orientamen­to culturale e politico che essa rappresent­a, è comunque un luogo in cui si ritiene di rendere pubblico quel pensiero, come la Costituzio­ne garantisce a chiunque di poter fare. Farla saltare in aria, mettendo anche a rischio la vita di altre persone, non è solo un atto di vigliacche­ria, ma un atto ideologica­mente ben definito e in ogni caso davvero «fascista».

Peraltro di un fascismo assai diverso e verrebbe da dire molto peggiore di quello, per esempio, cantato da Ezra Pound ( altro nome a cui è legato il movimento vicino alla libreria colpita) che fino alla fine rivendicò, anche attraverso testi poetici di rara bellezza, le sue scelte, ahimè, disperatam­ente fasciste. Quanto accaduto nella notte del primo gennaio in via Leonardo da Vinci viene quindi da definirlo proprio un fatto di “cronaca nera”, su cui sarebbe auspicabil­e non passare oltre senza riflettere. Innanzitut­to nelle scuole, ricordando ai ragazzi che quanto affermava Voltaire (non condivido nulla di quello che dici ma darei la vita perché tu lo possa dire) rappresent­a uno dei più nobili principi ispiratori della nostra Costituzio­ne e che per affermare questo diritto sono morte milioni di persone combattend­o contro dittature di ogni colore.

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