Corriere Fiorentino

GRILLO E UNA GIURIA A SENSO UNICO

- di David Allegranti

Beppe Grillo vuole istituire una «giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media». Poi, «se una notizia viene dichiarata falsa il direttore della testata» deve scusarsi.

Ma perché fermarsi ai tribunali popolari? L’esercizio della pubblica contrizion­e può essere espletato meglio se accompagna­to da un bicchiere di ottimo olio di ricino (o, perché no, dall’olio di palma). L’intento di Grillo è pedagogico, va da sé: «Così forse abbandoner­emo il 77esimo posto nella classifica mondiale per la libertà di stampa». Tanto per cominciare, visto che siamo in tema di bufale, i Cinque Stelle potrebbero leggersi per bene la classifica sulla libertà di stampa con cui molto si sciacquano la bocca. Scoprirebb­ero che i criteri sono molti e articolati, e tra questi ci sono le violenze e le minacce che i giornalist­i subiscono in tutto il mondo. Non voglio eludere il tema: i media pubblicano notizie false, non esatte, distorte? I giornali sbagliano? Certamente. Ma esistono già leggi che regolano, per esempio, la diffamazio­ne, così come la Costituzio­ne tutela la libertà e l’autonomia della stampa. Chi ha stabilito, invece, che è il cosiddetto Garante di un movimento politico che esprime la propria linea politica e vive attraverso il Sacro Blog a dover istituire una giuria popolare? E se la giuria popolare stabilisce che 2 più 2 non fa quattro ma 5, e c’è un regolare verdetto, noi che facciamo? Impacchett­iamo i giudici del popolo o prendiamo per buono che l’ordine costituito della matematica è stato sovvertito? Peraltro, a Grillo non conviene privarsi di uno strumento che gli ha fatto molto comodo e che tutti i politici usano: la propaganda. Quella che inevitabil­mente finisce sui giornali, insieme a inchieste rigorose, ricostruzi­oni precise, interviste puntute, notizie che provocano guai a politici infedeli. Alcuni dei suoi sindaci hanno vinto le elezioni anche grazie alle bufale, per non parlare di quelle che spacciano i suoi parlamenta­ri, dalle scie chimiche ai microchip sotto pelle alle sirenette. Prendete per esempio Filippo Nogarin, che a Livorno ha potuto vincere grazie al contributo della precedente classe dirigente fallimenta­re del Pd. Aveva promesso il trasporto pubblico gratis, e la gente l’ha votato anche per quello. Poi, una volta eletto, ha spiegato che serviranno alcuni anni. Nel frattempo ha messo una linea notturna estiva, durata un paio di mesi. Il problema, qui, è di chi presentava il programma elettorale dei Cinque Stelle sui giornali o di chi diceva fregnacce ai cittadini?

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Beppe Grillo

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