Roma taglia il bonus all’Ateneo. «Ma cresceremo»
Il rettore Dei: paghiamo i pensionamenti, con le nuove assunzioni i fondi torneranno
Ricerche di alta qualità, ma poche, rispetto al numero di prodotti presentati da altri atenei. Si spiega così, in estrema sintesi, il calo di finanziamenti in arrivo all’Università di Firenze previsto dalla ripartizione delle risorse-premio (1,4 miliardi in tutto) del Ministero dell’istruzione e anticipato ieri da Repubblica Firenze. La «colpa» è da ricercarsi nell’emorragia di docenti a cui ha assistito l’ateneo fiorentino dal 2011, tanti pensionamenti a fronte di pochissime assunzioni.
E se il rapporto dell’Anvur, (l’agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), aveva premiato Firenze per la qualità della ricerca (e tutti gli Atenei toscani in generale con il podio
A penalizzarci è stata anche la crisi finanziaria tra il 2007 e il 2009, la soluzione è reclutare sempre più giovani
tutto regionale di Imt di Lucca, Sant’Anna e Normale), il conto finale del ministero vede invece scendere la quota di risorse che spettano all’Università fiorentina di tre milioni e mezzo di euro (che diventano poi un milione e otto con i correttivi aggiunti nella fase finale del calcolo ministeriale). Niente di inaspettato per il rettore che spiega come nel bilancio previsionale fossero già inseriti finanziamenti ministeriali per 226 milioni di euro (saranno 226 milioni in mezzo in realtà). A pesare è soprattutto il «brutto voto» sulle politiche di reclutamento, il motivo che fa rovinosamente scivolare in classifica anche Siena (che perde 700 mila euro finali ma cala del 39 per cento rispetto alla valutazione precedente): «L’Università non è stata in grado di sostituire i docenti che sono andati in pensione, questo ha significato una minor quantità di prodotti presentati», spiega il rettore Luigi Dei che ricorda come all’ultimo concorso per ricercatori a tempo indeterminato l’ateneo fiorentino riuscì ad assumere appena 25 ricercatori contro gli 84 di Pisa (che ha ora un aumento di risorse del 4,2 per cento) o i 90 di Torino: «Stiamo ancora pagando la crisi finanziaria sofferta negli anni dal 2007 al 2009», continua il rettore. La strategia per il futuro? «Reclutare sempre più giovani ricercatori che hanno entusiasmo, voglia di emergere e tutta una carriera da costruire (oltre che stipendi più bassi)». L’ateneo fiorentino questa strada l’ha già imboccata, alla fine del 2016 si colloca tra le università con il maggior numero di ricercatori (188 in tutto), un dato che avrà la sua importanza nella prossima valutazione.