«Idea ingestibile, la Toscana non è un’enclave»
Mazzoni (Ala) critica Rossi. E chiama in causa l’Ue: «Principale responsabile del problema»
I vecchi Cie sono un fallimento, il modello Minniti però è diverso
«L’Italia rischia di diventare un grande hotspot dell’Europa». Riccardo Mazzoni, senatore di Ala, ex di Forza Italia, guarda al futuro del nostro Paese: e lo immagina quasi come trasformato in un grande centro di identificazione degli immigrati. «Se gli stranieri continuano a sbarcare in Italia, se non riusciamo a rimandare indietro quelli che non hanno diritto a restare e se l’Europa tradisce gli impegni presi, rischiamo davvero di essere travolti».
Senatore, il governatore Enrico Rossi propone di superare la Bossi-Fini e il reato di clandestinità per puntare sulla regolarizzazione dei migranti, per la loro integrazione. È d’accordo?
«Capisco la ratio umanitaria di Rossi, ma ci sono due ordini di problemi. Il primo è di carattere giuridico: anche se superiamo l’attuale legislazione italiana, ci sono le direttive europee a stabilire chi non ha diritto di restare dentro l’Unione. Il secondo è sostanziale: la Toscana non è un’enclave. E anche se potrebbe essere teoricamente gestibile una regolarizzazione dei suoi ospiti stranieri, ancora relativamente pochi, bisogna ragionare in termini nazionali. In base ai numeri, la cosa non sarebbe gestibile».
Ma l’Italia corre davvero il rischio di non riuscire a gestire gli stranieri, una volta che gran parte di loro diventeranno clandestini?
«È un problema reale e il principale responsabile è l’Europa. Non solo c’è il regolamento di Dublino, che stabilisce che si debba fare carico di uno straniero lo Stato in cui è entrato per la prima volta, non solo l’Ue non ci aiuta negli accordi bilaterali con i Paesi di provenienza per i rimpatri, ma non ha neppure rispettato i patti sulla redistribuzione dei rifugiati (dei 48 mila che avrebbero dovuto accogliere dall’Italia, gli altri Paesi Ue ne hanno per ora accettati solo 2.300, ndr).
Lei era contrario ai Cie voluti dal governo Berlusconi. Stavolta li ripropone il Pd. Sono la soluzione?
«Premetto che i vecchi Cie sono stati un fallimento. Attualmente ne sono attivi solo quattro e sono solo moltiplicatori di clandestinità e di corruzione, in cui si vive in condizioni allucinanti. Il modello proposto da Minniti sembra diverso, più condivisibile. Ma un Cie non è che un tassello del sistema: se non lavoriamo alla stabilizzazione dei Paesi del Mediterraneo, se non facciamo gli accordi bilaterali per i rimpatri, se non sblocchiamo la situazione con l’Ue, rischiano di non servire a molto».
E il modello toscano di accoglienza diffusa, che giudizio ne dà? Rischia anche quello di subire un contraccolpo grave?
«L’accoglienza diffusa è senza dubbio più efficace rispetto al modello dei grandi centri. Ma fare previsioni è difficile: può darsi che quando arriveranno i no alle richieste di asilo, il sistema reggerà meglio perché le piccole realtà si gestiscono meglio. O al contrario che si creino dei problemi di ordine pubblico, perché è più difficile tentare di espellere chi si è già integrato nel tessuto sociale e economico».