Corriere Fiorentino

Poesia, potere, violenza A Prato Virgilio brucia

Fabbricone, lo spettacolo della compagnia Anagoor

- Marco Luceri

Nata nel 2000 a Castelfran­co Veneto, la compagnia Anagoor è una delle più interessan­ti realtà del teatro sperimenta­le italiano. Un collettivo che negli ultimi tre lustri si è saputo costruire una solida reputazion­e e che sbarca ora in Toscana con un doppio appuntamen­to: al Cantiere Florida di Firenze ieri ha presentato Rivelazion­e: sette meditazion­i intorno a Giorgione e da domani a domenica (feriali ore 20.45, sabato ore 19.30, domenica ore 16.30) sarà al Teatro Fabbricone di Prato con uno dei loro spettacoli più celebri, Virgilio brucia.

Il primo è una conferenza­spettacolo nella quale la narrazione dell’enigmatica esistenza di Giorgione e l’indagine sulla sua produzione artistica sono lo strumento con cui raccontare Venezia al massimo del suo splendore, e cioè a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Con la complicità di Laura Curino la compagnia narra del pittore attraverso gli occhi di chi — come gli stessi Anagoor — lo frequenta fin dall’infanzia e lo ha ormai sovrappost­o alle immache gini del quotidiano, rivelandol­o per storie concentric­he all’ospite stupefatto e preso per malia (la Curino). In questa sorta di poetica lezione d’arte sono raccontati l’artista, il suo tempo, le sue opere e il clima misterico che le pervade. Silenzio, natura umana, desiderio, giustizia, fede, diluvio e tempo sono i temi che nutrono le sette contemplaz­ioni di altrettant­e opere di Giorgione: la Pala, i ritratti, la Venere dormiente, la Giuditta, i Tre filosofi, la Tempesta, il Fregio. Alla Pala e al Fregio, le due opere conservate a Castelfran­co, il compito di aprire e chiudere il cerchio di questo piccolo e prezioso firmamento.

Poesia e potere, bellezza e violenza, storia e memoria sono invece al centro di Virgilio brucia, prova ad affrontare questi temi entrando nel laboratori­o dell’intellettu­ale che ha cantato l’avvento della Roma imperiale. Su Virgilio grava infatti il pregiudizi­o storico di essere stato il cantore di Augusto, colui che spense ogni residua speranza di ristabilir­e una repubblica nell’Antica Roma. Un poeta che si vuole al servizio dell’ideologia imperiale, in cui Anagoor però individua delle incrinatur­e: punto d’attacco due canti dell’Eneide (il II e il VI), dove sono narrati la violenza della distruzion­e di Troia, la rinuncia all’amore con l’abbandono di Didone sulle spiagge cartagines­i e il viaggio nell’oltretomba, cesura definitiva con il passato, relegato a memoria. Così lo spettacolo diventa occasione per riflettere sul rapporto tra arte e potere, sulla funzione della cultura e della memoria, sulla violenza della guerra e sulla classicità, andando oltre le opere del poeta latino fino ad arrivare alle creazioni artistiche della stessa compagnia.

Significat­i Il testo è l’occasione per riflettere sul rapporto tra la cultura e il potere

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