«L’Unità» chiude Staino: Matteo mi ha lasciato solo
Via alle lettere di licenziamento collettivo. L’ira del direttore-vignettista
L’Unità licenzia tutti, il giornale fondato da Antonio Gramsci è di nuovo a un passo dalla chiusura. Il suo direttore, Sergio Staino, è furibondo con Matteo Renzi: «All’ultima Leopolda ci ha pure vietato che gli strilloni distribuissero il giornale all’interno della kermesse renziana». Le lettere di licenziamento collettivo annunciate dall’azienda ieri mattina sono una doccia gelata per i lavoratori e un altro duro colpo all’immagine del Pd, a poco più di un mese dalla batosta del referendum costituzionale. Un boccone amaro anche per il tandem toscano, il direttore Staino e il condirettore Andrea Romano, ai quali Renzi a settembre aveva affidato il rilancio del quotidiano in vista del voto sulle riforme.
Proprio Staino, oltre a parole di fuoco contro il socio di maggioranza, il gruppo Pessina, critica con durezza l’ex premier e segretario Pd: «Come si è arrivati a questo tracollo? Stavamo facendo di tutto per tagliare stipendi e costi, poi ci hanno dato questo ceffone vigliacco». Pentito di aver accettato questa sfida? «Assolutamente no, siamo pieni di belle lettere da parte dei lettori. Però è mancato totalmente il sostegno politico — si sfoga il direttore-vignettista — da quando Matteo (Renzi, ndr) mi ha chiamato come direttore io non l’ho più visto. Il Pd tutto ci doveva dare una mano e non l’ha fatto: non ci hanno coinvolto negli eventi sul territorio, non ci hanno sostenuto con i circoli e acquistando copie e abbonamenti. Insomma, a parte i primi giorni in cui tanti politici si sono fatti fotografare con l’Unità in mano, perché faceva chic, nessuno ha mosso più un dito. E poi, quel divieto alla Leopolda io ancora non l’ho digerito. Comunque vada a finire questa sfida — chiude Staino — io rimarrò fino all’ultimo secondo a lottare assieme ai nostri giornalisti».
Proprio per oggi è fissato un delicatissimo consiglio di amministrazione di Unità srl, società che edita il quotidiano, presieduta da Chicco Testa (in quota renziana) e dall’amministratore delegato Guido Stefanelli (gruppo Pessina). I rappresentanti di Eyu, fondazione che fa capo al Pd e proprietaria del 20% delle quote, avrebbero intenzione di ricapitalizzare con un milione, a patto che il gruppo Pessina (socio di maggioranza con l’80%) facesse altrettanto con almeno 4 milioni di liquidità. Difficile che succeda. Ai vertici del Pd risulta che l’Unità perdesse ormai oltre 400 mila euro al mese: una falla insostenibile, ad appena un anno e mezzo dal ritorno in edicola, voluto con forza da Renzi. La ricapitalizzazione sarebbe l’unica strada per tenere in vita il foglio gramsciano. Ma, arrivati a questo punto, le fidejussioni non bastano più. Lo scontro tra i soci verte proprio su questo punto, con il Pd che rivendica di aver messo mano al portafogli con un sostegno economico importante, contestando duramente al gruppo Pessina di non aver fatto altrettanto. Il prossimo passo è ora quello della messa in liquidazione di Unità srl, con la chiusura del giornale fu comunista in versione cartacea, i cui costi di stampa e distribuzione sono insostenibili, specie con una raccolta pubblicitaria quasi inesistente. Uno scenario che era nell’aria già da tempo, ma che il segretario Renzi aveva congelato almeno fino al 4 dicembre scorso, perché sarebbe stato un colpo d’immagine troppo negativo. E perché Renzi, che dopo l’estate aveva chiamato Sergio Staino a dirigere l’Unità proprio per la volata pro referendum, contava anche su questa spinta. L’obiettivo del Pd è ora quello di far rinascere il giornale nella sola versione online, visto che i clic di unita.tv sembrano garantire un discreto riscontro di pubblico e costi decisamente inferiori, condizioni che consentirebbero di riassorbire almeno parte dei 32 giornalisti. Fonti del Nazareno riferiscono di «sconcerto e rammarico», dopo aver appreso della decisione dell’Ad di procedere all’invio di lettere di licenziamento collettivo e «ciò, non solo senza aver interpellato il socio di minoranza ma, peggio, senza alcun preavviso nei confronti dei lavoratori».
Strappi All’ultima Leopolda hanno pure vietato che i nostri strilloni distribuissero il giornale all’interno della kermesse Passerelle Ci è mancato totalmente il sostegno politico A parte i primi giorni, quando in tanti si sono fatti fotografare con «l’Unità» sotto braccio