Gli intrecci e le fatture false All’estero le società degli outlet
I documenti sequestrati portano fino a Panama. Bacci: «Metto soldi miei per non fallire»
Si scava tra i documenti contabili e bancari delle sette società che ruotano intorno agli outlet del lusso per ricostruire il giro delle fatture false scoperte dalla Guardia di Finanza ma soprattutto per capire dove portano quelle operazioni inesistenti. L’indagine, partita da Barletta e poi approdata a Firenze, ha svelato il meccanismo delle società «cartiere» che emettevano fatture per lavori di manutenzione o di altra natura a società che con costi finti riuscivano a decurtare il reddito imponibile. Si tratta adesso di capire se quel sistema servisse solo per evadere le tasse o anche per creare riserve di denaro al nero.
Dopo le perquisizioni tra la Toscana e la Puglia gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Luca Turco e dalla pm Christine von Borries, sono impegnati ad analizzare il materiale sequestrato alla Andi di Figline Valdarno, alla Tramor di Scandicci, alla società Le Torri, alla Dil Invest, alla Mecenate 91 di Firenze, alla Uno Invest di Barletta (Bari) e alla Nikila Invest di Firenze, la società che ha acquistato dalla Cassa Depositi e Prestiti il vecchio Teatro comunale per realizzare appartamenti di lusso e lo storico caffè Rivoire di piazza della Signoria.
Quasi tutte le attività finite nel mirino della Procura sono controllate da società estere, come la Dil Invest che al 52 per cento risulta di proprietà dell’imprenditore pugliese Luigi Dagostino e della Tressel Overseas, società panamense. Come le Torri srl controllata dalla Altusalia holdings limited di proprietà di un cipriota o la Tramor che ha come socio unico la Bowline investement rappresentata sempre da un cipriota.
Intanto sul fronte dell’altro filone di indagine, quello che riguarda l’impresa di costruzioni Coam di Rignano di proprietà di Andrea Bacci — anche lui perquisito martedì ma per ricorso abusivo al credito e per distrazione di denaro dalle casse della società — l’avvocato Luca Bisori spiega che già lunedì è stata presentata al tribunale fallimentare una richiesta di proroga per il deposito del piano concordatario: «Bacci si è impegnato a intervenire con proprie risorse finanziarie per il buon esito della proposta di concordato preventivo. La dichiarazione di impegno è stata depositata anche in Procura».
La Coam, precisa poi l’avvocato Bisori, è del tutto estranea alla vicenda delle false fatturazione delle società legate agli outlet. «Nè a Bacci, nè all’amministratore della Coam Fabio Bettucci sono contestati ipotesi di reato diverse da quelle fallimentari».