Corriere Fiorentino

La città del lusso che vale 20 milioni Così The Mall è diventato un impero

- Giulio Gori

LECCIO (REGGELLO) Fino a dieci anni fa erano tre piccoli capannoni in mattoni rossi. Oggi l’outlet somiglia a un polo industrial­e alla periferia di una città. Di una città straniera: se nessuno oggi può più fare a meno della clientela asiatica, al «The Mall» di Leccio, in un giorno feriale a una settimana dall’inizio dei saldi, sembrano esserci quasi solo cinesi. Sul poster pubblicita­rio il belloccio di turno non è il solito hipster newyorkese, ma ha i tratti orientali. Se un cinese conquista la pubblicità persino a Reggello, è perché qui è un viavai di bus a due piani e furgoni che portano clienti dal portafogli pieni a fare incetta di borse, abiti e cinture. E se non c’è il pienone di via Calzaiuoli o dell’outlet di Barberino di Mugello, qui gli affari si fanno con i capi che costano molte centinaia di euro. E con scontrini salatissim­i. Il modello Gucci funziona. Così, si prova a replicare in Puglia, in Liguria. Con sodalizi che uniscono multinazio­nali di lingua francese, imprendito­ri italiani, politica locale.

Il The Mall è la prima realtà d’Italia a unire il concetto di outlet e di centro commercial­e. L’idea balena nel ‘96 al pelletteri­e valdarnese Dario Renzi (che con Tiziano, babbo dell’ex premier, non ha alcuna parentela): amico dell’allora presidente di Gucci, Domenico De Sole, lo porta un pomeriggio all’outlet di Prada a Levane; gli serve pochissimo per convincerl­o, basta la lunga coda di auto per far capire a De Sole che la scommessa è vincente. Ma Dario Renzi vuole di più: non un discount di Gucci, ma un centro commercial­e che metta insieme tante griffe. Così, nel 2001 nasce The Mall. Dieci anni dopo, l’outlet conta già 2,5 milioni di visitatori all’anno; per intendersi, gli Uffizi hanno superato per la prima volta i due milioni nel 2016.

Nei primi dieci anni, l’outlet pone le basi per la sua espansione. È in quest’epoca che entrano in gioco i Luigi Dagostino, gli Andrea Bacci, i Tiziano Renzi. A Leccio vengono acquisiti nuovi terreni, col benestare del sindaco Sergio Benedetti. Su a Reggello i commercian­ti protestano, il paese si svuota, le auto non risalgono più la montagna, si fermano giù a valle, all’ombra del castello di Sammezzano. Nascono nuovi negozi, e nel 2013, ecco il simbolo di The Mall fase 2: Gucci lascia la galleria delle origini e apre un edificio tutto per sé. Basta coi piccoli negozi, ogni maison si costruisce la propria casa. In meno di quattro anni il panorama di Leccio è stravolto: attorno al nucleo storico i capannoni spuntano ovunque, lungo oltre un chilometro di cemento.

Oggi il fatturato dell’outlet supererebb­e i venti milioni di euro all’anno. Grazie a un’economia parallela che non si fonda più sulle rimanenze delle grandi collezioni, ma su linee disegnate ad hoc. E i cinesi girano tra i capannoni con le valigie. Ma la gallina dalle uova d’oro è per tutti? Casa Gucci strabocca di clienti, nelle griffe attorno è un brulicare di gente. Ma nelle periferie dell’impero ci sono capannoni davanti a cui non passa nessuno. E nella nuova succursale di Rivoire, che dopo 145 anni pochi giorni fa ha messo il naso fuori da piazza della Signoria per sbarcare a The Mall, a metà pomeriggio ci sono appena due baristi e dieci clienti. Rivoire è il simbolo della new economy fiorentina: Dagostino e Bacci un anno fa rilevarono il marchio per esportarlo a Londra e New York. Gucci e Kering smentirono «ogni tipo di coinvolgim­ento con l’operazione». Un anno dopo, né Inghilterr­a, né America: Casa Gucci, al The Mall di Leccio.

Luci e ombre Casa Gucci strabocca di clienti, da Rivoire (appena arrivato) ci sono appena 10 clienti

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Uno dei pullman a due piedi che ogni giorno portano i clienti all’outlet di Leccio Sopra i visitatori in una delle strade dell’outlet
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