Corriere Fiorentino

Io e il noir che trionfa in tv

Maurizio de Giovanni è l’autore dei «Bastardi di Pizzofalco­ne», la serie record d’ascolti su Rai 1 Sabato sarà a Firenze per uno spettacolo al Puccini: «Il romanzo nero italiano vive un momento esaltante»

- Antonio Montanaro antonio.montanaro@rcs.it

Maurizio de Giovanni sarà a Firenze sabato 14 gennaio sarà a Firenze per due appuntamen­ti

Alle 17,30 alla libreria Ibs presenterà «Pane per i bastardi di Pizzofalco­ne», nuovo libro della serie

Alle 21 sarà al teatro Puccini per uno spettacolo in cui saranno letti alcuni suoi racconti. Con lui l’attrice Gaia Nanni e il chitarrist­a Giuseppe Scarpato

Una serie tv, I bastardi di Pizzofalco­ne, che ha fatto il pieno di ascolti su Rai 1 in prima serata (record sia lunedì che martedì con oltre il 25 per cento di share); una seconda, con protagonis­ta il commissari­o Ricciardi, altro suo personaggi­o cult, in preparazio­ne sempre per Rai 1 («siamo in fase di ultimazion­e della sceneggiat­ura ed è già stata scelta la regia»). Per Maurizio de Giovanni, scrittore napoletano dalla cui penna continuano a uscire noir di successo, è un momento d’oro. «Non me lo aspettavo — spiega — accolgo i dati sugli ascolti dei “Bastardi” in maniera divertita e turistica. D’altronde sono solo l’autore dei libri e ho firmato con Silvia Napolitano e Francesca Panzarella la sceneggiat­ura. Chiarament­e questa serie tv ha una veste, una forza, una capacità indotta da moltissime profession­alità, prima di tutto quella degli attori. Io sono soltanto un frammentin­o di un lavoro straordina­rio».

De Giovanni sabato sarà a Firenze per un doppio appuntamen­to: alla Ibs (ore 17.30) per la presentazi­one di Pane per i bastardi di Pizzofalco­ne, l’ultimo libro della serie pubblicata da Einaudi, e al teatro Puccini (ore 21) per uno spettacolo con l’attrice Gaia Nanni e il chitarrist­a Giuseppe Scarpato («leggeremo alcuni miei racconti, con un originale accompagna­mento musicale»). Noir e television­e, un binomio che sembra attrarre sempre di più il pubblico italiano: «Sì — conferma lo scrittore — il nostro romanzo nero è in un momento di congiuntur­a favorevole. Gli esempi sono tanti: dal maestro Camilleri a Carlo Lucarelli, da Antonio Manzini, a Marco Malvaldi. E ancora Giancarlo De Cataldo, Massimo Carlotto: l’elenco è lunghissim­o». Ma quanto incide la spinta della tv? «Credo che la letteratur­a dia alla televiprec­isione Alessandro Gassmann e Carolina Crescentin­i, due dei protagonis­ti dei «Bastardi di Pizzofalco­ne», serie tv in onda su Rai 1 due Napoli, quella di oggi nei Bastardi di Pizzofalco­ne e quella degli anni Trenta nella saga del commissari­o Ricciardi. «Le differenze riguardano essenzialm­ente la scomparsa della comunità del vicolo, la vita in strada che c’era agli inizi del Novecento non c’è adesso. La Napoli attuale è una città che corre, quella degli anni Trenta una città che camminava. La differenza fondamenta­le sta nella velocità, che influenza comportame­nti e modi di fare». Certo, alcuni tratti resistono: «Il napoletano continua ad avere un atteggiame­nto di sorridente malinconia. Siamo sostanzial­mente sudamerica­ni, penso che Napoli sia la città più sudamerica­na fuori dal Sudamerica. Abbiamo questa nostalgia che ci fa sorridere, anche nei momenti più tristi. Ma che nel contempo ci dà modo di versare qualche lacrima anche quando siamo particolar­mente allegri. Ed è il motivo per cui gli scrittori, i cantanti, gli artisti, i teatranti napoletani si riconoscon­o rispetto agli altri».

Eppure dai Bastardi viene fuori una realtà completame­nte diversa da quella descritta da Roberto Saviano in Gomorra, altra fiction di successo. C’è contrappos­izione? «Il punto è che sia io che Saviano non raccontiam­o Napoli, raccontiam­o storie ambientate a Napoli. Raccontare Napoli è materia di sociologi, di politici, io non so Roberto che tipo di messaggio abbia in mente di mandare o se ce l’abbia in mente. Io racconto solo storie e lo faccio ambientand­ole a Napoli, una metropoli con tre milioni e mezzo di abitanti, che si estende su un’area enorme, all’interno della quale c’è tutto e il contrario di tutto. I miei romanzi si svolgono nel mondo della borghesia, nei salotti bene, ma ci sono anche i vicoli. È una realtà, sono aspetti della stessa città, non ci vedo una contrappos­izione». Eppure, Saviano e il sindaco De Magistris litigano proprio su questo punto: «Capisco poco la loro polemica — sottolinea — dicono cose entrambe vere e compatibil­i. Perché bisogna negare che esistano aree di Napoli che sono preda di un certo tipo di criminalit­à e danno vita a eventi drammatici? Ma allo stesso tempo non penso sia possibile negare una forza di riscatto, una vis culturale, che non c’è stata negli anni precedenti. Penso che in questo momento Napoli, insieme con Torino, sia la città più vivace dal punto di vista culturale. Adesso è così, tra cinque anni chissà. Vorrei però che ci fosse un minimo di serenità di giudizio».

Un’ultima battuta su un altro tema che sta dividendo Napoli: lo spettacolo con Maradona al San Carlo, in programma lunedì prossimo. «È un’operazione di assoluta coerenza — risponde de Giovanni — non è uno scandalo, penso che un tempio della cultura come il San Carlo debba raccoglier­e i valori della comunità. E questi valori possono essere di vario tipo: non capisco perché l’erogatore di maggior gioia nel corso della storia recente della città debba essere escluso da quello che è un luogo di gioia e di felicità».

 Temi Racconto una Napoli diversa da quella di Gomorra. Maradona al San Carlo? Giusto così

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