Corriere Fiorentino

Falce e martello sulla tomba dell’ebreo socialista

Alla mostra a Palazzo Medici la storia del pisano Carlo Cammeo ucciso dai fascisti

- Adam Smulevich

Primavera del 1921. Molte nubi iniziano ad addensarsi sull’Italia in quella che si rivelerà l’ultima stagione di libero impegno politico e democratic­o per oltre un Ventennio.

Carlo Cammeo è un giovane insegnante e militante socialista. Crede nella sua militanza, ma avverte anche il pericolo di tirannia che incombe: questa almeno gli sarà risparmiat­a. Ma non la violenza. Vittima di un agguato, è ucciso da una squadracci­a fascista fuori da scuola. Sono in tanti a piangerlo. Sulla sua tomba a Pisa, caso più unico che raro nella storia dell’ebraismo italiano, sono incisi una falce e un martello. L’ultimo omaggio del socialismo pisano al compagno caduto. Quella di Cammeo è una delle vicende meno conosciute e al tempo stesso più significat­ive raccontate nella mostra Ebrei in Toscana (XX-XXI secolo) alla Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi, realizzata dall’Istoreco di Livorno con il sostegno della Regione Toscana. Già in giovane età Cammeo si distingue per il forte impegno politico nelle fila del partito socialista. Assume tra le altre la carica di segretario della Camera del Lavoro di Pisa ed è inoltre redattore del periodico L’Ora nostra. A risultargl­i fatali sono due brevi articoli. Nel primo, spiega Elena Mazzini, una delle curatrici della mostra, attacca la strumental­izzazione del concetto di patriottis­mo che alcuni fascisti fanno a proposito della morte di uno dei loro. Nel secondo ironizza su una grottesca sfilata di qualche giorno prima. La sentenza è scritta: a Cammeo va data una lezione che sia da esempio per tutti. La mattina del 13 aprile 1921 un gruppo di ragazze, fra cui Mary Rosselli Nissim, figlia di un’illustre famiglia ebraica di fede mazziniana e fervente nazionalis­ta, si presenta davanti alla scuola in cui Cammeo insegna, invitandol­o con prepotenza a uscire dall’aula. Giunto nel cortile, il maestro viene circondato da un gruppo di squadristi. Due spari, fatali, e in pochi istanti muore. Una vicenda emblematic­a per vari motivi, sottolinea Mazzini. «A mio avviso – afferma — il caso Cammeo ci dice molte cose sul periodo preMarcia su Roma, sulle violenze squadriste sul territorio toscano così come su quello nazionale. Ma ci dice qualcosa anche sugli ebrei italiani e il fascismo». L’integrazio­ne della minoranza nella vita del paese, il suo diffuso patriottis­mo, il carattere prevalente­mente borghese dell’ebraismo italiano e la mancanza, almeno nel fascismo delle origini, di aperte posizioni antisemite. Tutti fattori che, sostiene la studiosa, avrebbero portato i cittadini ebrei a sostenere o non sostenere Un particolar­e della tomba di Carlo Cammeo a Pisa dove è sepolto Fu ucciso il 23 aprile del 1921 Mussolini per ragioni del tutto analoghe a quelle che mossero gli altri italiani. Per la prima categoria, un tragico errore di valutazion­e. Il 5 settembre del ‘38, sempre a Pisa, nella tenuta di San Rossore, il re Vittorio Emanuele III firmò infatti le infami Leggi Razziali che esclusero gli ebrei dalla scuola, dalle profession­i, dalla società. Quel giorno, anche i più ciechi sostenitor­i del fascismo capirono la portata del loro sbaglio.

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