RAGAZZI AFRICA I PROFUGHI ATTORI
Domenica al Florida va in scena un gruppo di giovani dai 20 ai 36 anni Protagonisti della «Storia di un bandito che conquistò il potere» «Recitare è stato meraviglioso e ci è servito anche per imparare l’italiano»
Arrivano dal Mali, dalla Nigeria, dal Senegal, non avevano mai calcato le scene prima e quando sono approdati in Italia non si conoscevano e non sapevano una parola di italiano. Ora sono i protagonisti di uno spettacolo e sono diventanti una «compagnia» di teatro, imparando non solo a parlare ma anche a recitare nella lingua del paese in cui stanno aspettando il loro futuro. Sono i 10 profughi attori (più due senegalesi non richiedenti asilo) che domenica saliranno sul palco del Teatro Cantiere Florida di Firenze per interpretare Storia di un bandito che conquistò il potere, per la regia di Massimo Luconi, piece ispirata a Arturo Ui di Bertolt Brecht. Lo spettacolo è il risultato (ma non la fine) di un laboratorio ideato da Luconi e da Cesare Molinari, iniziato 8 mesi fa, con 100 profughi africani, poi diventati 40 e infine questo gruppo. Ognuno di loro, nei personaggi ci ha messo un po’ della sua storia, della sua terra, della propria lingua: così ci sono parti in inglese in francese o in lingua bambara, suoni e canzoni inedite. Papy Jay che in Nigeria era un business man e cantava per passione, interpreta un pezzo rap che ha scritto di suo pugno. «Il teatro mi piace, ma rimarrà un hobby» afferma. Per Boubcaar Kanoute, dal Mali, recitare «è stato meraviglioso, mi è servito per imparare tante cose, prima di tutto l’italiano». Loro che venivano da posti ed etnie diverse nel teatro hanno trovato un linguaggio e una vita comune. «Attraverso il lavoro di teatro, che dà regole e ruoli, si è formato un gruppo, una famiglia teatrale» dice Luconi. «Nel percorso di ricerca per arrivare al testo finale sono state valorizzate le caratteristiche dei giovani interpreti, radicati nella cultura teatrale e musicale africana e nella ritualità magico feticistica che in Africa è ancora molto forte e che li rende efficaci in teatro». La scelta del testo è caduta su Brecht per la tematica (l’ascesa al potere di un bandito che diventa dittatore rappresenta l’ascesa di Hitler, una metafora che appartiene a tutte le storie di dittature, anche di quelle
africane) e per l’assonanza tra il teatro brechtiano e quello africano: «Ancora oggi in Africa il teatro ha quasi sempre valore moralistico e didascalico, come quello di Brecht» spiega Luconi. I giovani per mesi hanno provato due o tre volte alla settimana, ricevendo anche una paga da giovani attori. «L’inserimento nella società — spiega Cesare Molinari — può avvenire solo attraverso il lavoro e il teatro è divertimento ma anche lavoro». Il sogno è quello di portare lo spettacolo dopo la rappresentazione di domenica (in occasione della 103° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato) in tour per la Toscana e per l’Italia e, perché no, creare una vera e propria compagnia.