Corriere Fiorentino

Com’è possibile comprare una banca a un euro ?

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Un euro per una banca. Lorenzo Gai, professore ordinario di tecnica bancaria dell’Ateneo di Firenze, spiega come è stato possibile e cosa succederà ora alla Nuova Banca Etruria.

Perché è possibile vendere una banca ad un euro?

Per più motivi. Il primo è di mercato: se fosse arrivata una offerta più alta sarebbe stata accettata. Ma non è successo, anche perché c’è un eccesso di richiesta di denaro nel settore, dalle ricapitali­zzazioni di Mps e Unicredit alle due banche venete, dalle quattro banche in questione alla Cassa di San Miniato ed altre ancora. Basti pensare che Barclays ha ceduto i suoi 80 sportelli italiani a Che Banca a zero euro. Il secondo fattore è che quello bancario è un settore maturo, con troppi sportelli e troppi dipendenti, e promette poca redditivit­à in futuro. Che obblighi ha il compratore? Investirà?

Questo sarà chiaro solo con il piano industrial­e che l’acquirente, soggetto alla vigilanza europea ed italiana, dovrà presentare e farsi approvare dalla Bce. Allora si saprà cosa intende fare, che investimen­ti e riduzione dei costi, quali politiche industrial­i e verso i clienti attuerà, la sua capitalizz­azione che aumenterà di 400 mioni come già annunciato. Prima di ciò ci sono solo illazioni.

Bankitalia poteva decidere diversamen­te?

La partita principale si è giocata altrove, in Europa e negli accordi con Bruxelles. E direi che siamo davanti ad uno strapotere della Bce, che non ha dato neppure 20 giorni di proroga al Monte dei Paschi per la capitalizz­azione. Dall’altra parte la stessa Bce ha già dato due proroghe per la cessione di Etruria e delle altre tre good banks; attendere oltre non credo avrebbe cambiato nulla. Perché in questo caso c’è stato il bail-in con le perdite dei risparmiat­ori e in Mps no?

Un vero bail-in non c’è stato neppure per Arezzo. E se è vero che la mancanza di capitale di Monte dei Paschi è dovuta ad uno stress test, cioè ad uno scenario avverso, con richiesta di un aumento di capitale precauzion­ale, e quella di Etruria era reale ed in essere, è però vero che la diversità di trattament­o è stata frutto di una scelta politica. Ci si è resi conto che con Etruria e le altre banche si è innescata una slavina di sfiducia che ha coinvolto tutto il sistema bancario. E la stessa Bankitalia, dopo quel decreto salvabanch­e, ha più volte chiesto la modifica delle norme europee.

Chi ha pagato per il salvataggi­o di Etruria?

Al di là degli azionisti e degli obbligazio­nisti subordinat­i, ha pagato tutto il sistema bancario italiano perché le norme europee vietano che paghi lo Stato; quello in Mps è solo un intervento temporaneo. Il fondo di risoluzion­e da 3,6 miliardi per le quattro banche è stato finanziato da tutte le banche, piccole o grandi, in proporzion­e alla propria dimensione ed è per questo che anche chi sta bene, come Intesa Sanpaolo ha sofferto in Borsa. Il fondo unico per le crisi bancarie dovrebbe essere europeo, ma la Germania si è opposta per il timore di pagare per altri Paesi, ed ha imposto che prima di attivare il fondo europeo ognuno prima risolva le crisi in casa propria.

Cosa cambia adesso per correntist­i e risparmiat­ori di Banca Etruria?

Assolutame­nte nulla. Anzi andranno in una banca stabilizza­ta, non più sospesa in una sorta di limbo. I correntist­i, fino a 100.000 euro, e chi ha risparmio gestito è interament­e garantito in ogni banca: non rischiavan­o nulla né prima né adesso. È la disinforma­zione che crea confusione.

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