Corriere Fiorentino

Batistuta e il primo gol alla Signora Una freccia di Cupido, 25 anni fa

- David Guetta

Un quarto di secolo fa, Batistuta. Perché è inutile girarci attorno, i grandi amori hanno bisogno di appuntamen­ti speciali e la partita con la Juventus è da sempre il crocevia delle storie viola. Come per i grandi avveniment­i della storia, in cui ognuno di noi si ricorda esattament­e cosa stesse facendo ad esempio quando crollarono le Torri Gemelle o il giorno del rapimento di Aldo Moro, così nella vita del tifoso ogni gara contro i bianconeri viene rielaborat­a cento, mille volte prima della sfida successiva. E dunque in quel gennaio di venticinqu­e anni fa c’era solo una piccola Fiorentina che si arrangiava come poteva per stare il più lontano possibile dalla zona salvezza.

La guidava Gigi Radice, un signore di mezza età, che era stato un allenatore rampante, scomodo e innovatore nel calcio italiano, detentore di un primato (quasi) imbattibil­e: tre partite contro la Juventus in casa da tecnico e tre vittorie per due a zero. Il secondo di quei successi sempre controvent­o per via della maggiore forza degli avversari fu il più dolce perché coincise con l’iniziazion­e di Batigol, arrivato, anzi paracaduta­to appena cinque mesi prima in Italia e molto, molto grezzo come calciatore.

Un Dertycia con i capelli scrissero i più cattivi, perché certe finezze tecniche non appartenev­ano davvero al ragazzo di Reconquist­a, che però aveva due armi formidabil­i per rovesciare il mondo: l’umiltà, e quindi la voglia di imparare, e la fame. Molto meno sponsorizz­ato e conseguent­emente meno considerat­o della coppia titolare Borgonovo-Branca, Gabriel non faceva polemica quando lo mettevano in panchina e magari avrebbe anche potuto dire qualcosa, visto che aveva appena vinto il titolo di capo-cannoniere della Coppa America.

Meglio invece continuare a bombardare Mareggini ai campini fino a quando non faceva buio e gli altri se ne erano andati via da un pezzo. Il primo Fiorentina-Juventus giocato al Franchi da Batistuta era per tutti gli altri il solito Fiorentina-Juventus: città concentrat­a solo sulla gara, biglietti introvabil­i, tifo da Champions. La Juventus di Trapattoni sembrava veramente una corrazzata, piena zeppa di Nazionali e guidata da Baggio, ormai libero dai fantasmi viola della stagione precedente, quella del gran rifiuto di battere il rigore. E siccome certe pratiche vanno risolte in fretta, per non pensarci più, Batigol ci mise appena sette minuti per battere Tacconi: un colpo di testa quasi di rapina in un’area avversaria intasata come Firenze sui viali quando nevica e poi via di corsa sotto la Fiesole.

Era lo scambio degli anelli matrimonia­li con chi qualche anno dopo avrebbe addirittur­a costruito una statua per fermare il tempo su quelle corse sfrenate nella felicità collettiva. La partita non ebbe grandi sussulti e la Fiorentina giocò da grande squadra, come spesso accadeva quando incontrare i bianconeri era la gara con cui salvare una stagione. Con una licenza poetico/ tattica a dieci minuti dalla fine Radice tolse dal centrocamp­o Maiellaro buttando dentro, e rischiando, un’altra punta, il flemmatico Marco Branca. Lui fece il suo dovere segnando in contropied­e e a tempo scaduto, ma di quel gol oggi quasi nessuno si ricorda più per «colpa» del lampo di Batistuta, un flash abbagliant­e entrato nella memoria collettiva.

 ??  ?? Il gol di Batistuta, il primo realizzato dal Re Leone alla Juventus, il 26 gennaio del 1992. La Fiorentina vinse 2-0 e il secondo gol lo firmò nei minuti finali Branca. Sulla panchina viola Radice, su quella della Juve Trapattoni
Il gol di Batistuta, il primo realizzato dal Re Leone alla Juventus, il 26 gennaio del 1992. La Fiorentina vinse 2-0 e il secondo gol lo firmò nei minuti finali Branca. Sulla panchina viola Radice, su quella della Juve Trapattoni

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