Invidia e pettegolezzi nel «Caffè» di Goldoni
Lo spettacolo di Scaparro al Niccolini
Tra la Venezia di Goldoni, di tre secoli fa, e quella di oggi c’è un sottile filo rosso: sono entrambe città sempre in procinto di «sprofondare», non solo nella laguna, ma anche nella perdita di sé. È questo parallelo che Maurizio Scaparro ci propone riportando in scena, da stasera a domenica 22 gennaio al Teatro Niccolini di Firenze il classico della commedia La bottega del caffé, adattato dal regista insieme a Ferdinando Ceriani, prodotto dal Teatro della Toscana e arricchito dalle musiche originali di Nicola Piovani, con le scene e i costumi di Lorenzo Cutùli che ha vinto l’International Opera Awards per la scenografia. «Tra i motivi che mi hanno spinto a mettere in scena oggi La bottega del caffè – spiega Scaparro – il primo credo sia il piacere e il desiderio di tornare a parlare di Venezia e del suo Carnevale, durante il quale la commedia si svolge, dalle prime luci dell’alba a quando scende la notte». È qui che «Goldoni sembra prendere le distanze, prima dei suoi addii, dalla visione ‘magica’ della Serenissima, per descrivere una Venezia che già allora rischiava di dimenticare la sua grandezza e di cedere alle tentazioni di una progressiva mercificazione della città e delle sue bellezze». Protagonisti Pino Micol e Vittorio Viviani che all’interno del caffé al centro della piazza mettono in mostra attraverso i memorabili dialoghi goldoniani – che l’autore scrisse in lingua toscana per poter avere la massima diffusione - un’umanità fatta di invidia, amore, odio, pettegolezze, maldicenze, brama di denaro e di potere, lotta per il benessere, allora come oggi. Dopo il Niccolini, lo spettacolo sarà a Livorno, Mestre, Gorizia, Chieti, Trento.