Con Cucinelli Pitti a tutto selfie «Lascio ricordi, a invitati e dipendenti»
L’imprenditore: le mie foto insieme a invitati e dipendenti Milano-Firenze? Unico evento, il più importante al mondo
Ha lasciato Firenze da un paio d’ore ed è già a Milano, nel suo showroom, per affrontare la seconda parte della settimana della moda uomo — così ne parla lui mostrando la volontà di contribuire all’asse tra le due città. Lui è Brunello Cuci nel li, l’ imprenditore umanista, co melo hanno definito. Poco incline alle formalità, molto attento alle risorse umane.
Qui a Firenze, la sua cena alle Serre Torrigiani sarà ricordata coma la cena dei selfie. Ci spiega?
«Un ricordo. Volevo lasciare un ricordo a ciascuno dei miei ospiti. Così ho fatto un selfie con ciascuno con il suo telefonino. L’ho fatto anche all’incontro di fine anno con i miei collaboratori, quelli interni, (1.500 persone, ndr ) e quelli esterni 3.700, ndr). Ci ho messo due ore e mezzo, se una foto non veniva bene la rifacevamo».
I dati ufficiali parlano, per il 2016 di un incremento dei suoi ricavi pari al 10,1 per cento e i suoi dipendenti sono quelli meglio pagati del settore. Come fa?
«Lavorando sulle risorse umane, quando si fa così si produce di più e meglio e l’anima ne trae giovamento». Tradotto in fatti? «Significa che da noi non si timbra il cartellino né in entrata né in uscita. Che se devi portare il figlio dal dentista non hai bisogno di permesso scritto ma basta che lo comunichi la sera prima, che la pausa pranzo di un’ora e mezza è tassativa così come la regola che dopo le 17,30 non si lavora. Inoltre per comunicare in azienda si favoriscono i rapporti umani. Abbiamo diminuito moltissimo le e-mail interne. Mi piace pensare che chi lavora con me ha il piacere di vedersi, toccarsi, parlarsi».
E questo lo ha portato anche qui a Pitti...
«Esatto, pensi alle serata che abbiamo organizzato alle Serre Torrigiani. Ho raccomandato di informare gli ospiti di venire con abbigliamento informale. La gente deve sentirsi a proprio agio e in questi giorni era qui a Firenze per lavorare, sommersa dagli impegni». Perché fa tutto questo? «Perché credo che si debba aumentare il tempo che ogni essere umano dedica a se stesso. Come diceva San Benedetto, bisogna coltivare la mente con lo studio e l’anima con la preghiera e bilanciare tutto questo col lavoro. E per farlo occorre sfrondare la vita da inutili impegni».
Quindi vale anche per lei la regola delle 17,30? «Certo che sì». E lei cosa fa dopo le 17,30? «Dedico due ore e mezza alla cura del mio corpo: faccio tutti i giorni un’ora di piscina, poi gioco a calcio o corro e faccio anche gli esercizi cosiddetti “cinque tibetani”, quelli che chiamano i rituali dell’eterna giovinezza». Non male. E dopo? «Dopo ceno e visto che non guardo mai la televisione, tranne il Tg dell 13,30, ho un sacco di tempo. O vado al bar del mio paese che è Solomeo, ma questo accade più spesso d’estate, o, se è freddo come in questo periodo, leggo davanti al camino con un sigaro». Cosa sta leggendo adesso? «Per ora sto studiando la concezione che i greci avevano del sogno. È straordinario, loro consideravano le ore trascorse sognando come una seconda vita. Io ho il vantaggio di sognare moltissimo. Così quando mi sveglio cerco di concentrarmi per non dimenticare questa seconda vita».
Qualche considerazione su Pitti. Come le è sembrata questa edizione?
«Molto bella, ma più che di Pitti vorrei parlare della fashion week italiana: la settimana della moda uomo italiana, divisa tra Firenze e Milano, è la più importante al mondo». Più di Londra? «Sì, più di Londra: l’eleganza maschile è italiana». Differenze Pitti-Milano? «Pitti, con la Fortezza, è un enorme défilé aperto a 35 mila visitatori ed è quindi il luogo ideale per le piccole e medie aziende, non solo per le grandi. Milano è più vocata al fashion visto che le sue manifestazioni sono limitate a quanto avviene negli showroom e alle sfilate».
Dove va la moda uomo per questo 2017?
«Va nella direzione giusta, quella dell’eleganza, della qualità e del mettere al bando lo spreco. Poche cose da abbinare e utilizzare anche negli anni a venire. Dovrebbero imparare anche le donne».
Quest’anno a Pitti ci sono stati meno buyer italiani, perché secondo lei?
«Forse per l’allarme meningite. Noi siamo venuti in 75 e ci siamo vaccinati tutti».
Le regole Da noi non si timbra mai il cartellino. E dopo le 17,30 è tassativamente vietato lavorare Il caso A Pitti meno italiani, forse per la meningite Noi siamo venuti in 75 e ci siamo vaccinati tutti