Corriere Fiorentino

Tutti i fantasmi di Firenze, dimenticat­i anche da 26 anni

Sono 18 le occupazion­i abusive di migranti e profughi. I sequestri mai eseguiti

- Simone Innocenti Antonella Mollica

Vecchi edifici scolastici, uffici pubblici dismessi o fabbriche abbandonat­e. La mappa degli immobili occupati abusivamen­te come l’ex Aiazzone, da migranti, richiedent­i asilo, regolari e clandestin­i è una geografia che si aggiorna continuame­nte anche se ci sono alcune «bandierine» fisse ormai da quasi trent’anni. Occupazion­i storiche vengono definite. Su alcune delle quali gravano anche decreti di sequestro mai eseguiti da anni per motivi di ordine pubblico. La palma dell’occupazion­e più longeva spetta all’ex istituto «Bice Cammeo» di via Aldini 5, zona viale Volta, prima scuola poi struttura della Asl chiusa dal 1980 e occupata dieci anni dopo. Oggi quella palazzina ospita una trentina di persone, con diversi minori, alcuni italiani ma la maggior parte marocchini, albanesi e croati. C’è poi la palazzina del Demanio in piazza Elia della Costa, occupata dal 1995, che oggi ospita una ventina di persone tra cui alcune famiglie eritree.

Da 14 anni va avanti anche l’occupazion­e dell’ex ambulatori­o dell’Asl che si trova in viuzzo del Chiuso a Mantignano, dove ci sono un paio di famiglie marocchine. Da undici anni sono invece occupati gli ex Uffici dell’Inps, in via delle Porte Nuove: lì ci sono una quindicina di persone, molti marocchini con figli. Lo stesso numero di occupanti si trova a Castello, in via Reginaldo Giuliani dove l’ex asilo Ritter, occupato dal 1991, ospita una quindicina di persone, molti marocchini con figli.

I servizi sociali ma anche l’Osservator­io della Fondazione Michelucci sono impegnati per mappare la situazione ma una cifra esatta degli occupanti non esiste, visto che il numero cambia di continuo. È il caso degli ex Magazzini del vecchio Meyer, in via Giordano, di proprietà del Comune, occupati dal 2008. Le forze dell’ordine stimano residenti una cinquantin­a di somali richiedent­i asilo con una ventina di eritrei, ma nessuno sa quanti vivono in quella struttura.

In via Bardelli, al Poggetto, c’è una palazzina privata in stato di abbandono composta da una dozzina di alloggi, alcuni anche non agibili, occupati da ucraini, romeni e marocchini. In via Costantino Nigra, a Bellariva, un edificio di quattro piani in attesa di ristruttur­azione dà rifugio a un’ottantina di persone tra cui romeni e ghanesi: anche in questo caso, però, i numeri sono ballerini. All’ex officina meccanica di via Sacco e Vanzetti, a Peretola, ci sono trenta persone, quasi tutti romeni, mentre in uno stabile di via Crimea ci sono una quarantina di somali. I somali sono presenti anche in uno stabile occupato di via Vittorio Emanuele. In viale Gori, all’ex hotel Concorde, a Peretola, ci sono una trentina di persone fisse, molti romeni. In via Bardazzi, un appartamen­to privato è stato occupato da una ventina di persone tre anni fa, stesso periodo dell’occupazion­e di via del Bronzino dove ci sono una quarantina di persona (tra cui romeni e polacchi).

In via della Cupola, sempre a Peretola, uno stabile privato è occupato da una quarantina di Rom con bambini. Un cantiere abbandonat­o in via Pistoiese è diventato il rifugio di una trentina di romeni sgomberati a Quaracchi a settembre da un capannone privato a un passo dall’aeroporto e dall’autostrada. Poi nel risiko delle occupazion­i ci sono gli sgomberati da una parte che si spostano dall’altra: come in via del Luccio, zona via Pistoiese, dove una trentina tra romeni e albanesi hanno occupato uno stabile dopo che erano state sgomberate da Poggio Secco, la struttura della Croce Rossa a Careggi che era occupata da anni. Una settantina di persone tra romeni e somali sono arrivati in via del Pergolino, dopo lo sgombero dell’ex collegio delle Querce, avvenuto nell’agosto 2015.

I blitz richiesti da anni dalla Procura non sono mai stati eseguiti per motivi di ordine pubblico

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