Un altare per il Cristo di Piero
Sansepolcro «La Resurrezione» non era solo un simbolo civico ma aveva anche una funzione religiosa Lo rivela la studiosa Francesca Chieli: davanti all’affresco del Palazzo della Residenza si celebrava la messa
Non più un’ipotesi, ma una certezza. C’era un altare davanti alla Resurrezione di Piero della Francesca custodita al Museo Civico di Sansepolcro (all’epoca Palazzo della Residenza, cioè sede dell’attività dei rappresentanti del popolo). Qui uno degli artisti principi del nostro Quattrocento aveva avuto i natali verso il 1415 circa. Ma non è tutto: se la funzione religiosa dell’immagine è ormai provata, esiste anche un preciso legame con il San Ludovico che lo stesso Piero affrescò nel Palazzo dei Priori, sede del Commissario fiorentino (Firenze aveva il controllo di Sansepolcro dal 1441). Tutto questo grazie alle ricerche di archivio di Francesca Chieli, studiosa che a Piero ha dedicato anni di ricerche.
Ma procediamo con ordine. Sta giungendo al termine lo storico restauro (a cura dell’Opificio delle Pietre Dure e della Soprintendenza di Arezzo) di uno dei Cristi più assertivi che la storia dell’arte ci abbia donato. Il primo di tale importanza negli oltre cinquecento anni dell’esistenza del dipinto (realizzato da Piero nel 1460 in una tecnica mista fra tempera e affresco). Alcune scoperte sono già state annunciate: la più significativa, nel novembre scorso, l’affresco non è stato dipinto sullo stesso muro dove lo vediamo attualmente. Altro ancora verrà svelato alla presentazione ufficiale dell’intervento, che si concluderà in questo 2017, ma l’ipotesi che ci fosse un altare ha già cominciato a circolare.
«La mia ricerca — spiega Francesca Chieli — era iniziata prima del restauro e sarà oggetto di un volume che uscirà quest’anno nella prestigiosa collana Italia Sacra, curata dall’Istituto storico italiano per il medioevo. Il libro, dedicato alla Diocesi di Sansepolcro, è a cura della sottoscritta e dello storico Andrea Czortek. In esso spiegherò che la genesi dei due dipinti di Piero, la Resurrezione nel Palazzo della Residenza e il San Ludovico nel Palazzo dei Priori, è connessa alla politica autonomistica intrapresa dal governo locale insieme ai fiorentini». Documenti alla mano, frutto di una ricerca nell’Archivio Storico Comunale di Sansepolcro.
«La Resurrezione — prosegue la Chieli — è il simbolo della città, ma era anche legata al culto». Ecco la prima novità, oggetto dell’articolo uscito il 30 dicembre 2016 in Notizie di Storia (n. XXXVI del 2016), rivista della Società Storica Aretina diretta da Luca Berti. «Anche se c’è Sansepolcro sullo sfondo, la funzione della Resurrezione era religiosa, lì si diceva la messa». L’affresco era quindi dotato di un altare. Un documento prova che in data 6 settembre 1513 l’immagine era già provvista di lampada ad olio: «Item Sia tenuto dare lolio a la lampana del sepolcro in la residentia». Nel Palazzo, fino agli ultimi decenni del XVI secolo, è questo l’unico altare menzionato nelle carte d’archivio e la consuetudine di celebrarvi la messa è attestata dalla nomina di un cappellano, che il 21 giugno dello stesso anno era Paulo Bernardini di Cinzio. Il Palazzo della Residenza era il luogo dove si riunivano i rappresentanti del popolo, i Signori Conservatori, proprio nella sala con l’affresco di Piero della Francesca. Ma già all’epoca, dimostra la Chieli, era uno spazio polifunzionale, aveva cucina, refettorio, una sala grande, la sala delle riunioni e un altare per le sacre funzioni dei Conservatori. Proprio quello della Resurrezione. La sala aveva all’epoca un aspetto molto diverso, c’era pure la presenza di colonne, che forse ispirarono Piero nel contorno della scena raffigurata. Inoltre, come provato anche dal restauro, il dipinto è stato spostato di parete. Qui si tenevano le più solenni funzioni, come quella celebrata nel 1515 alla presenza di Giuliano de’ Medici. Ma c’è di più.
La Chieli ci anticipa alcune delle primizie che si leggeranno nel libro di prossima pubblicazione. «Ho studiato l’affresco in rapporto al Palazzo. Borgo Sansepolcro mirava a ottenere lo status di città, divenendo diocesi autonoma. All’epoca era sotto la diocesi di Città di Castello, cioè lo Stato pontificio, mentre Sansepolcro, come dicevamo, era dal 1441 possedimento di Firenze. Il Palazzo dei Priori era la sede del Commissario fiorentino, a quel tempo Niccolò Acciaioli. I fiorentini erano favorevoli alle richieste di Borgo Sansepolcro, era un momento di grandi manovre diplomatiche, anche se sì dovrà aspettare ancora qualche decennio per portare a casa il risultato, con papa Leone X (un papa Medici, ndr). Nel Palazzo dei Priori Piero affresca il San Ludovico in onore di Niccolò Acciaioli, che era angioino. C’è pure una dedica in suo onore. Piero ha dipinto i due affreschi nel 1460, in un momento di grandi manovre diplomatiche per l’ottenimento dell’autonomia di Sansepolcro. Il tutto è strettamente legato alla nascita della diocesi di Sansepolcro».
Nel 1460 L’opera si lega al San Ludovico dipinto nello stesso anno in un momento di grandi manovre per l’autonomia della città toscana