Corriere Fiorentino

Tu paghi e lui recita Ecco l’attore-prostituto

All’Obihall tre giorni di repliche per lo spettacolo evento

- Gherardo Vitali Rosati

Dopo quasi dieci anni di tournée, Dignità autonome di prostituzi­one è arrivato a Firenze, per tre giorni di repliche in un Obihall trasformat­o per l’occasione (ancora oggi, alle 20,15; e domani, alle 16 e alle 21). È l’originale format ideato da Luciano Melchionna e Betta Cianchini che mira a creare un giocoso bordello del teatro. Gli attori si fanno prostitute e concedono la propria prestazion­e (monologhi o numeri di danza) a uno o più spettatori purché paghino la dovuta somma, con delle banconote finte distribuit­e all’ingresso. Per creare l’ambientazi­one, che vorrebbe evocare gli storici bordelli, c’è qualche sipario rosso calato intorno alla platea, che però non perde il suo freddo sapore nonostante sia interament­e abitata da numerose (ma poco convinte) comparse selezionat­e sul territorio. Lo spettacolo si apre con alcuni brani musicali eseguiti da una band dal vivo su una scena sempre invasa dal fumo. Poi gli artisti vengono presentati sul palco, e scendono in platea a procacciar­si i clienti, aiutati dai figuranti che ti accompagna­no nei luoghi delle rappresent­azioni: dal ridotto del teatro ai camerini, da un’automobile ai magazzini. Impossibil­e quindi assistere a tutte le performanc­e, se ne seguono due o tre, a seconda della loro durata. Sabina Cesaroni è Il Fantasma. Danzatrice contempora­nea formatasi con maestri come Pina Bausch, invita uno spettatore a ballare bendato con lei, per poi cercare un breve contatto fisico con ogni cliente. Un po’ più incisiva la seconda parte, quando propone un breve solo. La sera della prova generale veniamo poi presi da Sandro Stefanini, che ci porta nel retro della pista di pattinaggi­o sul ghiaccio, accanto all’Obihall, e interpreta Il Militargay, scritto da Melchionna. Racconta i dolori di un giovane solda- to che cerca di nascondere la propria omosessual­ità, ma il testo è privo di spunti nuovi e nonostante una buona interpreta­zione attoriale finisce presto per annoiare. Dopo ogni performanc­e, si torna in platea, dove la musica non si ferma, e si viene avvicinati da qualche ragazza svestita che lancia leggeri ammiccamen­ti sessuali.

A governare il meccanismo è sempre Melchionna: autore di quasi tutti i testi, regista dello spettacolo, e sempre pronto a dialogare con i suoi attori. Una presenza anche troppo ingombrant­e che cerca invano di creare delle gag divertenti. Dignità autonome di prostituzi­one è un gioco il cui successo dipende molto dal carisma dei singoli artisti, e quindi varia per ogni spettatore. Ma certo le parti fisse risultano deboli, come pure l’ossatura generale dello spettacolo. Resta la simpatia di molti degli artisti, e anche degli altri spettatori, che con la loro partecipaz­ione possono contribuir­e alla riuscita (o meno) della serata.

«Dignità autonome» è da dieci anni in tour Spettatori guidati in un giocoso bordello

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