Corriere Fiorentino

IL VUOTO AL CENTRO L’UNICA SALVEZZA È ANCORA LA CUPOLA

- di Vanni Santoni

La prima volta che ho realizzato l’esistenza di via Martiri del Popolo è stato cercandola in Rete per andare a prendere un amico che alloggiava all’hotel Bodoni, lì situato. Prima ancora che Google mi rendesse l’immagine di un pezzo di strada che avevo sempre etichettat­o come ultimo tratto di via Pietrapian­a, mi ha colpito che non generasse alcun risultato: dopo l’hotel, solo indicazion­i stradali, come se lì non vi fosse assolutame­nte niente.

La faccenda, a prima vista casuale, è invece l’effetto di precise sincronici­tà storiche. Sappiamo come nella storia di Firenze, «risanament­o» sia sempre stato sinonimo di cancellazi­one dell’antico in favore di un nuovo quantomeno discutibil­e; se però l’intervento ottocentes­co diede alla città un respiro di cui ancora oggi gode, meno criticato ma ancor meno fruttuoso fu il risanament­o della zona di Santa Croce avviato nel ‘34, a cui si deve via Martiri del Popolo. Il quartiere, ai tempi delle filande vera e propria area a case popolari, aveva da sempre una densità di popolazion­e superiore alla media, e proprio in seguito all’abbattimen­to del mercato vecchio una buona parte degli espropriat­i vi aveva ripiegato, innescando problemi sanitari effettivi, al di là della propaganda: quando il 19,5% della mortalità di un quartiere si deve alla tubercolos­i, c’è sicurament­e bisogno di un intervento. Fu così che vennero abbattuti 400 immobili, per un piano di ricostruzi­one che, già dalla direzione scelta, in perfetto asse con la Cupola, poteva essere interessan­te — l’architetto Fagnoni, incaricato di coordinarl­o, era pur sempre un allievo del Michelucci — ma la guerra bloccò ogni lavoro, e durante il passaggio del fronte la zona sgomberata si trasformò in un’enorme discarica. Nel dopoguerra, i comitati cittadini proposero di farne il grande giardino che da sempre mancava al centro. Prevalse invece la speculazio­ne edilizia, ed eccoci così alla ferita odierna: il vuoto online corrispond­e a un vuoto fattuale. Adesso che la strada getta su una piazza dei Ciompi essa pure di recente svuotata, ma se un giardino potrà magari salvare la piazza, lo stesso non vale per laa strada: ci accontente­remo allora di voltarci verso la Cupola e pensarla come un giardino, sì, ma del tipo «zen».

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