Corriere Fiorentino

Auguri professore Che peccato quell’occasione persa

- di Giampaolo Cerri*

Epensare che qualcuno disse che non si poteva farlo sindaco perché troppo vecchio. Franco Scaramuzzi, già rettore dell’Università di Firenze e storico presidente dei Georgofili, domani sarà festeggiat­o per i suoi 90 anni raggiunti, con invidiabil­e freschezza, il 26 dicembre scorso. Quando, nel giugno del 1999, affrontò il diessino Leonardo Domenici nella corsa per Palazzo Vecchio, Scaramuzzi aveva solo 72 anni e poteva dare ancora molto alla sua città. Non lo capirono Forza Italia e An, che lo considerav­ano l’uomo giusto per perdere con onore. Il massimo dell’impegno fu un comizio di Gianfranco Fini, al Palasport, inserito nella campagna europea. Forza Italia invece programmò sulle tv locali, sottratte alla par condicio da una falla legislativ­a, una manciata di mini spot di Silvio Berlusconi. Ricordo che dalla sede del comitato elettorale, un seminterra­to in via Fibonacci, inviai un fax col cv di Scaramuzzi a tale «dottor Sandro Bondi». Un comizio fiorentino però Berlusconi non ritenne di doverlo fare. Viceversa, Roberto Tortoli e Denis Verdini, vertici regionali degli azzurri, portarono l’ex-rettore in quel di Arcore, a un paio di settimane dal voto, per un colloquio che doveva restare riservato. Peccato che Verdini, di ritorno da Villa Macherio, ne avesse dettato un resoconto più che perfetto al suo Giornale della Toscana, che costò a chi scrive, giovane portavoce del candidato, una durissima rampogna alle 8 del mattino da parte degli altri giornali fiorentini. D’accordo col professore, avevamo infatti impostato una campagna che puntasse al centro, a strappare un po’ di elettorato cattolico, quello che aveva eletto Mario Primicerio. Per questo Scaramuzzi firmò addirittur­a la campagna contro le mine anti-uomo e poi si infilò nel campo rom, a sincerarsi delle condizioni di vita dei nomadi. «Scaramuzzi all’Olmatello», aprì Repubblica con una foto, un po’ surreale, del professore con un bimbo rom in braccio. Il professore non si risparmiav­a nulla, d’altronde: a pochi giorni dal voto, proposi a La Nazione un giro notturno dell’ex-rettore accompagna­to dai sindacati di polizia, per capire lo stato della sicurezza cittadina. Scarpinamm­o fin dentro le Cascine, alle tre di notte e Firenze non mi parve affatto il Bronx. L’impresa di battere un candidato di sinistra, qui, e nel pieno di un governo nazionale dello stesso orientamen­to, era d’altra parte davvero ardita. Il professore si fermò poco sotto il 36%. La sera del voto, nel giardinett­o del comitato, gli ospiti cominciaro­no presto a posare i calici a salutare. Nei giorni successivi, come un generale ussaro rimasto in mezzo alla sconfitta, l’ex-rettore venne tutti i giorni al comitato. Ricevette qualche rara telefonata, convocò i vertici dei partiti per consegnare un resoconto alla lira delle spese e si assicurò che tutti i collaborat­ori, nonché i fornitori, fossero pagati. Non sarà stato Alain Delon, come invece aveva scritto di Domenici il Venerdì, in una iperbolica corrispond­enza da Firenze, ma Scaramuzzi sarebbe stato un buon sindaco. Peccato. *portavoce di Franco Scaramuzzi candidato sindaco del centrodest­ra alle amministra­tive fiorentine del ‘99

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Franco Scaramuzzi

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