Pantaleo, la regola del 5 e un ricordo da cancellare
Corvino festeggia 500 partite in serie A, ma quello 0 a 5 del 2012 gli costò l’addio a Firenze
Chimenti, Juarez, Viali, Savino, Balleri, Conticchio, Lima, Piangerelli, Traversa, Sesa, Lucarelli. Allenatore Cavasin.
Era il 25 settembre 1999 e il Lecce affrontava la Juventus di Zidane e Del Piero. Risultato 2-0 per i pugliesi. Alla vigilia nessuno ci credeva, «l’importante è limitare di danni», dicevano. Tutti, tranne il ds arrivato da poco, sicuro dell’impresa. Per questo a fine gara Pantaleo Corvino, alla quarta presenza in serie A e alla prima vittoria nella massima serie, festeggiò nello spogliatoio come se avesse giocato anche lui. Oggi Corvino si ritrova davanti il bianco e nero per un altro grande traguardo della carriera: la presenza numero 500 in serie A. Un’emozione doppia per l’uomo di Vernole (Della Valle gli consegnerà un riconoscimento ad hoc) che oggi al Franchi ripenserà alla strada percorsa da quel giorno.
Da Casarano a Firenze, passando per Lecce e Bologna. Vincere contro la Juve sarebbe anche il modo per cancellare una serata rimasta ben impressa nella sua mente e in quella dei tifosi viola. E che ha sempre a che fare con il numero cinque.
Era il 17 marzo 2012, una Fiorentina allo sbando fu umiliata dai bianconeri in casa. Un 5-0 che portò il giorno successivo alla rottura tra la società e l’allora ds. E così, mentre Corvino si trovava a Lecce al capezzale della madre, la società annunciò di non voler rinnovare il suo contratto. Ad oggi sono 156 le vittorie in viola su 346 presenze totali.
Ma i trofei di Pantaleo sono da cercare in acquisti e cessioni. Toni fu il più importante nella prima esperienza fiorentina (era il 2005).
Tre anni dopo la partita che ancora oggi Corvino ricorda come la più emozionante. Tanto che la foto della rovesciata Champions di Osvaldo contro il Torino è ancora nel suo ufficio, accanto alle foto dei suoi esordi e del passato nell’Aeronautica. Cinquecento presenze in serie A. Tre società, grandi intuizioni (Diawara l’ultimo in ordine di tempo), e qualche inevitabile flop. Il suo augurio (e quello di tutto l’ambiente viola) è quello di rivivere domani l’emozione del 1999. Festeggiando nello spogliatoio.