LA BEFFA DELL’ACERO
C’è un virus pericoloso che circola tra gli amministratori. Si chiama piazzite e consiste nel legare la propria immagine al rifacimento estetico degli spazi centrali di una città, di qualsiasi dimensione. Rifacimento estetico, si badi bene, che viene quasi sempre assimilato tout court al concetto di riqualificazione. Come se il passato e il futuro di una piazza dipendessero esclusivamente dal design.
Anche in Toscana non mancano esempi clamorosi di questa deriva, che va avanti da anni e che rischia di accompagnarci a lungo. Luoghi di vita quotidiana, di incontri e di commercio trasformati in sussiegose quinte teatrali. Magari perfette nelle loro geometrie, ma glaciali, estranianti, quasi ignare di quello che lì c’era prima. Strappi più che restauri. Il recupero di una piazza dovrebbe essere il frutto di una considerazione attenta di più fattori, perché la ricerca dell’armonia urbanistica non può significare solo investire sulla forma, ma dovrebbe imporre di tenere in primo piano le esigenze di funzionalità, le richieste di chi abita o lavora in quella parte della città. Proprio per questi motivi a Firenze cresce lo sbigottimento per la sorte capitata a due piazze storiche, il Carmine e i Ciompi, nel cuore dell’Oltrarno e in Santa Croce. Nel primo caso, ormai da anni, si sono sfrattate le auto per lasciare spazio al nulla. Ai Ciompi è andata anche peggio, perché lo sfratto (per la necessità di togliere l’amianto delle baracche), ha colpito il Mercatino delle Pulci, cioè un’attività economica, ancorché in crisi. E anche lì ora c’è il vuoto. Vuoto a perdere, come ha scritto domenica su questo giornale Claudio Bozza. È dura capire perché in tutti e due i casi il Comune si trastulli con gli pseudo piani a vocazione bucolica anziché preoccuparsi di ridare ossigeno a due quartieri popolari che rischiano di perdere un altro pezzo d’identità.
Perché ai Ciompi non si studia con i rigattieri un progetto serio che li tolga dalle tristi tende di largo Annigoni, chiedendo un contributo anche a loro, ma in cambio di una campagna convinta che reinserisca a pieno titolo il Mercatino lungo l’asse commerciale più importante della città, da via Gioberti a San Pierino?
E al Carmine perché invece di insistere con la stravagante soluzione del boschetto non si affronta il problema degli orari della Ztl, come il sindaco aveva promesso? Le botteghe di San Frediano chiudono o si trasferiscono per asfissia. Non saranno gli aceri che alcune anime belle vogliono piantare davanti alla chiesa a salvare il rione dall’impoverimento. In compenso crescerà il degrado: secondo voi, soprattutto quando sarà buio, chi frequenterà le panchine nel verde della piazza così riqualificata? Provate a rispondere e poi fatelo sapere a chi di dovere. Prima che sia troppo tardi. i Ciompi? Una domanda a cui Palazzo Vecchio non ha alcuna risposta. Il braccio di ferro con residenti e antiquari-rigattieri, nel frattempo trasferiti d’imperio in piazza Annigoni, va avanti da