Pistoia, niente scossoni politici in vista Ma questa non è più la città della noia
Verso la conferma di Bertinelli candidato sindaco per il Pd dopo tanti no eccellenti Nell’anno della città «capitale»
«Eh, Francesco, ma se ti candidassimo a sindaco?». E lui, Francesco Mati, 53 anni, presidente del distretto vivaistico e titolare dell’azienda Mati piante, tutte le volte che qualcuno gli fa questa domanda, scuote la testa: «No, per carità: non è il mio mestiere, la politica». A chi insiste spiega così il suo diniego.
«Quando, dinanzi ad un terreno incolto, devo costruire un giardino ragiono sui tempi lunghi, necessari ad un seme per diventare una pianta. In politica no, i tempi sono brevi: chi amministra pensa a ciò che lui stesso potrà inaugurare». Forse è proprio di politici-giardinieri, capaci di coltivare pensieri lunghi, che avrebbe bisogno la politica, ma tant’è. A Lucca, Carrara e ora Pistoia, ultima tappa del viaggio nelle città in cui si voterà in primavera, la scelta dei candidati a sindaco riflette invece troppo spesso pensieri corti, legati a equilibri di potere. Faticano ad emergere progetti forti sul futuro. E, se anche qua e là affiorano, non è su quelli che si gioca la partita elettorale.
Anche a Pistoia il Pd è lacerato, diviso, tra il sindaco uscente Samuele Bertinelli, ben visto da Enrico Rossi, che lo definisce «un uomo davvero ricco di sapere e di passione civile», e i renziani. Che non fanno mistero di ricercare con ostinazione una candidatura alternativa, però senza successo, finora. Oltre a Mati si sono dette indisponibili la parlamentare Caterina Bini e l’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni, che accusa Bertinelli di essere un uomo sì di cultura e anche un «ottimo oratore», ma di non sapere ascoltare la città. Anche il consigliere regionale Massimo Baldi, figlio del patron di Conad, non è tenero con il sindaco. Sostiene infatti che a Pistoia «c’è tanto di buono da cui ripartire» ma altrettanto da cambiare e rivedere, «verde, sport, sociale, politiche fiscali e politiche ambientali». Lì si annidano infatti importanti spezzoni della città. Dai commercianti al mondo sportivo, dove la Pistoia basket, che milita in serie A, è molto seguita in città.
Gira e rigira però sembra non ci siano alternative a Bertinelli. Per mancanza di oppositori forti, ma soprattutto per il riconoscimento di Pistoia capitale italiana della cultura, che dà visibilità alla città e porta turisti. «Quando avanzò la richiesta, io la ritenevo un’impresa quasi proibitiva, disperata. E invece ha vinto lui. Come si fa pensare ad un altro sindaco che gestisca l’anno della cultura? Impossibile», osserva il veltroniano Agostino Fragai. Che definisce Bertinelli un sindaco «magari spigoloso, poco comunicativo, ma serio, preparato, uno che ha combattuto sul serio i costi della politica».
La comunicazione, uno dei talloni di Achille di Bertinelli. Alberto Vivarelli, direttore del quotidiano online ReportPistoia, gran conoscitore della città, sostiene che con la comunicazione, il sindaco e il suo staff hanno spesso avuto rapporti conflittuali. «Tra loro, c’è perfino chi teorizza l’inutilità della comunicazione tramite i giornali, perché, sostengono, i fatti parleranno per l’amministrazione. In sostanza Bertinelli preferisce il rapporto diretto con i cittadini utilizzando i social. Il sindaco è bravo, è una persona preparatissima, seria e perbene, ha difeso la città con le unghie e i denti ai tavoli regionali e nazionali: ma non riesce a comunicare bene ciò che fa». I renziani in particolare rimproverano a Bertinelli un rapporto difficile con il vivaismo. Che, nonostante da anni sia in crisi, rappresenta con 1.500 aziende, seimila addetti e un fatturato annuo di 500 milioni, uno dei pilastri, assieme all’HitachiBreda, dell’economia pistoiese. E in città si vocifera di liste civiche in odore di vivaismo. Anche se uno dei possibili promotori, Andrea Massaini, responsabile marketing della Vannucci Piante, smentisce.
L’altra promotrice, Ginevra Lombardi, ex assessore della giunta Bertinelli , ha costruito un movimento di partecipazione, «Città insieme», in cui ci sono i commercianti del centro come i contrari all’inceneritore. «Per ora non abbiamo deciso se fare la lista. Certo Pistoia ha bisogno di una scossa. Basti dire che nelle classifiche sulla qualità della vita è all’ultimo posto in Toscana», risponde la Lombardi, paladina dell’ambiente e dell’acqua pubblica, ricercatrice di economia all’Università di Firenze.
Solo in caso di ballottaggio si giocherà la vera partita pistoiese. «Bertinelli sarà il candidato del Pd ma non il sindaco», pronostica qualche renziano ostile al primo cittadino. Bertinelli, che nel 2012 vinse con il 59% dei voti, se la potrebbe vedere con il candidato del centrodestra ma anche con quello del M5S. Che a Pistoia si attesta sul 15% (politiche e regionali) contro il 18% del centrodestra unito. Terzo incomodo: l’eventuale lista Lombardi. Osserva Alessio Biagiotti, uno degli esponenti di punta del M5S pistoiese: «Se andiamo al ballottaggio noi o la Lombardi, il sindaco uscente perde. La Lombardi è infatti apprezzata in città. L’avremmo voluta con noi. Con un candidato di centrodestra invece Bertinelli vince. Pistoia non è ancora pronta a svoltare a destra». Il teorema politico — vittoria al primo turno oppure il Pd al ballottaggio perde — a Pistoia però potrebbe non valere. Per due ragioni: la debolezza delle opposizioni e l’astensionismo. Male oscuro di una città che non sembra amare gli azzardi.
E qui il discorso scivola sull’anima, l’identità di Pistoia. Uno che la conosce bene, Vannino Chiti, sindaco della città dal 1982 al 1985,la definisce «laboriosa, severa, dove si vive bene, misurata negli slanci esteriori, non esibizionista». Chi invece vi risiede solo da due anni, come il nuovo vescovo Fausto Tardelli, ne esalta il carattere di città «non banale e scontata, ma sempre molto interessante da conoscere e scoprire».
Lo scrittore pistoiese Piero Bigongiari scrisse che Pistoia, vista dall’alto, scendendo giù dai tornanti della montagna, somiglia ad «una stella caduta dai monti». Se a Lucca le mura separano i lucchesi dagli «stranieri», a Pistoia, come osserva il sindaco «città muraria, campagna e montagna sono ben visibili, un insieme unitario, dove arte, cultura e natura si intersecano».
C’è infine chi descrive i pistoiesi come bellicosi ma anche addormentati e sfavati. «Lo sfavìo sta a Pistoia come lo spleen di Baudelaire , cioè la tristezza meditativa, sta a Parigi», è la fulminante definizione dello scrittore Piero Buscioni.
Pistoia ha un carattere camaleontico, capace di sorprendere. Come sottolinea anche il vescovo: una città non scontata. Quando si pensa di averla capita, spariglia le carte, i luoghi comuni. Come quello di una Pistoia contadina e tradizio-
La vera partita si giocherà solo all’eventuale ballottaggio Ma l’opposizione è debole e l’astensionismo è forte
nalista, il che è vero, ma non del tutto, sottolinea il sociologo Filippo Buccarelli: «Pistoia ha visto ad esempio una graduale ma profonda trasformazione dei nuclei familiari: minori dimensioni, composizioni maggiormente eterogenee dal punto di vista economico e professionale, diminuzione della natalità, secolarizzazione dei valori».
Gli ultimi dati Istat, solo per citarne alcuni, rivelano che gli uomini si sposano, in media, a 39 anni e le donne a 34. E i matrimoni civili sopravanzano quelli religiosi: sono il 60% contro il 40% del 2004. E le vecchie famiglie patriarcali e contadine si sono ridotte al 5%.
Un’altra sorpresa viene dai giovani. Pistoia, fino a quindici anni fa ribattezzata Tristoia, la città triste e noiosa, come ricorda Buccarelli, è divenuta con il suo centro storico un ritrovo per i giovani, provenienti anche da Prato e dalla provincia. Il cuore del centro è piazza La Sala, vicino al Duomo, i cui argenti di sacrestia si racconta che fossero stati rubati da Vanni Fucci, contro il quale si scaglia Dante (che non amava molto i pistoiesi) nel XXV canto dell’Inferno. Piazza La Sala, dove la mattina si tiene il mercato, la sera si trasforma in una «miniera di attrattività», come sottolinea il direttore di Confcommercio Tiziano Tempestini. Lì nel centro storico ci sono 40 locali con oltre 500 posti a sedere e con circa 400 addetti, che hanno deciso di riunirsi in distretto enogastronomico. E una delle ragioni dell’appeal del centro storico sta forse nel rapporto con i turisti: «Ospitali, ma non assediati. Da noi non ci sono bancarelle e menù turistico», spiega il sindaco.
E le sfide per il futuro? Il vento della crisi sta ancora facendo sentire i suoi effetti, ma si avvertono segnali di ripresa. Dal vivaismo al manifatturiero, dove si distinguono aziende uniche in Italia e forse nel mondo come la Landucci per le trafile per la pasta e Tronci per i piatti da percussione per batteria (usati anche dai Rolling Stones, per dire). La novità più rilevante è il passaggio dell’Ansaldo Breda in mano ai giapponesi di Hitachi Rail. Non solo per la difesa dell’occupazione (1.980 addetti) e i primi risultati (il portafoglio ordini nel primo semestre del 2016 è stato di 2,3 miliardi e 223 milioni di ricavi), ma soprattutto perché, come spiega il sindacalista della Cisl Juri Citera, Hitachi Rail Italy ha introdotto una nuova cultura del lavoro: «I giapponesi appena arrivati hanno ripulito l’azienda. Pavimenti tutti bianchi perché si possa vedere anche una rondella: niente deve essere sprecato. Dettagli. Ma che esprimono una precisa idea della fabbrica e del lavoro: pulizia uguale maggiore produttività e qualità di vita dei dipendenti». Intanto entro il 2017 arriveranno commesse per 4,5 miliardi e 9 anni di lavoro, tutte le aziende dell’indotto, una trentina in tutto con mille occupati, si sono già messe in moto. «E la cultura del lavoro giapponese sarà un utile confronto anche per l’indotto. Un’opportunità di crescita sul piano professionale», conclude Citera.
Pistoia «sta uscendo dal guscio», sottolinea l’assessore Fratoni. Ma per andare dove, verso quale futuro? Il discorso cade inevitabilmente sui pensieri lunghi, da cui abbiamo preso le mosse. L’architetto e urbanista tedesco Andreas Kipar, nella sua lectio magistralis di introduzione all’edizione 2016 di «Leggere la città». ha candidato Pistoia a «capitale europea del Verde». Chiosa il presidente della fondazione Cassa di Risparmio Luca Jozzelli: «Quella di Pistoia green può essere una carta da giocare. Treni e vivai, un binomio vincente».
C’è molto dibattito in città tra chi vorrebbe che Pistoia si alleasse con Prato e Lucca e chi invece propende per la creazione con Firenze della grande città metropolitana. «Spero la politica smetta di gingillarsi con le aree metropolitane e si concepisca finalmente in Toscana qualcosa di comparabile con ciò che Oresund rappresenta in Scandinavia», propone Paci. Oresund è un grande ponte che collega Stoccolma a Malmoe, la Danimarca alla Svezia costituendo un anello che collega le due città in pochi minuti. L’Oresund a cui pensa Paci si snoda tra Firenze, Prato, Pistoia, Lucca, Pisa, Livorno e poi da qui ritorno indietro passando da Pontedera, San Miniato, Empoli, Scandicci e Firenze. «Questo anello (ciascuna delle località si raggiunge in 10-15 minuti da quella che la precede) concentra il 70% del fatturato manifatturiero toscano ed è una delle aree con maggiori potenzialità di tutta l’Europa. È un territorio ricco di infrastrutture economiche e viarie (Firenze Mare e Fi-Pi-Li, aeroporti, sopratutto Pisa, e porto di Livorno), con centri culturali, universitari e sanitari di straordinaria importanza. Il posto dove tutti vorrebbero vivere. Basterebbe saperlo immaginare…», conclude Paci.
Già, immaginarlo, pensarlo. Pensiero forse utopistico, ma indicativo di una città animata da fervore intellettuale. Da pensieri lunghi, appunto.
Pistoia sta uscendo dal guscio, ma per andare dove? C’è la carta green, con treni e vivai Binomio che può avere successo