Corriere Fiorentino

Braccio di ferro coi somali «Lasciate il Palazzetto»

I profughi rifiutano le sistemazio­ni offerte. L’assessore: così saremo costretti allo sgombero

- Jacopo Storni

SESTO FIORENTINO (FIRENZE) «Vogliamo un’accoglienz­a dignitosa e un percorso formativo per trovare lavoro. Altrimenti, non ci muoviamo da qui». I rifugiati somali dell’ex Aiazzone, dopo il rogo della struttura e la morte di Ali Muse, sembrano intenziona­ti a restare al palazzetto dello sport di Sesto Fiorentino, dove sono stati ospitati temporanea­mente. Almeno fino a quando non saranno prospettat­e loro accoglienz­e diverse da quelle dell’emergenza freddo, che prevedono l’ospitalità in strutture soltanto per pochi mesi.

Ieri pomeriggio, la maggior parte dei circa cento rifugiati non ha neppure voluto parlare con gli assistenti sociali arrivati al palasport, rifiutando così le soluzioni alternativ­e che erano state concordate dalle istituzion­i nella riunione di sabato in Prefettura. I migranti avrebbero dovuti essere distribuit­i in vari strutture temporanee dell’hinterland, il grosso dei quali tra Firenze e Sesto. Ma loro ieri hanno continuato a ripetere: «Una volta che sarà finita la nostra accoglienz­a nelle strutture dell’emergenza freddo, torneremo per strada e tutto sarà come prima. Abbiamo il diritto a un percorso formativo che ci permetta l’inseriment­o lavorativo».

Soltanto una ventina di somali ha accettato le soluzioni offerte. Si tratta di quelli che hanno i requisiti per accedere ai centri Sprar (in quanto richiedent­i asilo) e di quelli più fragili, alcuni con problemi fisici altri con problemati­che psichiche. Un braccio di ferro, quello tra i rifugiati e il Comune di Sesto, che rischia di creare una prolungata fase di stallo, durante la quale il palazzetto continuerà a non essere disponibil­e per le numerose attività sportive che si svolgono al suo interno. In primis la pallavolo, con il Volley Club Sestese femminile, che milita nel campionato nazionale di serie B2, e la Jumbo Office maschile, che milita nel campionato di serie C. E poi il Basket Sestese e il minivolley per i bambini. Oltre alle società sportive, il palasport viene utilizzato quotidiana­mente come struttura per l’educazione fisica di due scuole superiori sestesi, l’istituto d’arte e l’istituto tecnico Calamandre­i. Complessiv­amente, ruotano attorno al palazzetto quasi mille sportivi, che in questi giorni hanno visto ridotta la propria attività. «Comprendia­mo l’emergenza — ha detto Gianna Massini, dirigente del Volley Club Sestese — e ci sembra giusto rimboccarc­i le maniche». Negli ultimi giorni, alcuni allenament­i sono stati annullati, altri sono stati dirottati verso altre palestre. «Ci auguriamo però — ha aggiunto Massini — che l’emergenza sia breve altrimenti le nostre attività sportive saranno compromess­e».

E dal Comune di Sesto arriva l’ultimatum ai rifugiati: «Il palasport è una struttura sociale e deve essere liberata entro qualche giorno, speriamo di non essere costretti ad usare la forza per sgomberare», ha detto l’assessore alle politiche sociali Camilla Sanquerin. E ieri sera la trasmissio­ne di Rete 4 «Quinta Colonna» ha fatto un collegamen­to in diretta da Sesto.

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I profughi somali dell’ex Aiazzone in fila per gli indumenti nel palazzetto di Sesto
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