IL CASO MUKKI: SE IL COMUNE FA L’INDUSTRIALE
La nascita della Centrale del Latte d’Italia, frutto della fusione fra Mukki e la Centrale di Torino e recentemente concretizzatasi, è una bellissima notizia per Firenze e la Toscana e si presta a molte considerazioni particolari e generali. La valutazione particolare è che la vicenda Mukki è stata risolta nel migliore dei modi, grazie al management dell’azienda e al ruolo convinto e competente dell’azionista di maggioranza, il Comune di Firenze. Dopo anni di incertezze e ipotesi «liquidatorie» si è imboccata la strada della crescita, della valorizzazione di un’azienda storica, della politica industriale: nasce il terzo colosso caseario italiano, Centrale del Latte d’Italia. Quotata in Borsa, azienda sana e produttiva, basata su un piano industriale forte. Rimane una partecipata del Comune, mantiene il marchio storico Mukki, lo stabilimento di Firenze, il rapporto con gli allevatori. Una sfida giocata con coraggio e vinta. Ma la vicenda Mukki ci dice molto in termini generali su come affrontare il tema delle partecipate comunali, sempre di grande attualità. Per prima cosa Mukki è un’azienda particolare, in termini tecnici «fuori dal perimetro»: produce latte, yogurt, lavora sul libero mercato, era una di quelle da eliminare, inserita nella «lista nera». Perché un Comune partecipa ad un’azienda così? Se avessimo dato retto ai detrattori del «socialismo municipale» avremmo dovuto chiuderla, alienarla, liquidarla, in altre parole svenderla. Si è scelto un’altra strada: valorizzazione e crescita, fusione dentro un’azienda quotata, la nascita di un campione nazionale. Insomma, si è fatto politica industriale. A dimostrazione che un Comune può fare l’azionista, anche di aziende di mercato, e che operano fuori dai «fini istituzionali» dell’ente proprietario. Seconda cosa: si è scelto la strada della quotazione in Borsa. Una strada molto interessante, che può riguardare altre partecipate fiorentine e toscane a partire dalla nuova azienda di ambito dei rifiuti. Quotarsi significa essere imprese e stare fuori dai vincoli delle partecipazioni pubbliche anche se i Comuni rimangono soci. Entrare in una quotata o quotarsi può e deve essere una strategia vincente per le utilities toscane, a partire da quelle idriche.Terzo, si è scelta la strada di una fusione con un’altra azienda pubblica. Di un’altra città italiana. Una strategia vincente basata su numeri e prospettive di crescita. Anche questa strada va percorsa nei servizi pubblici locali in Toscana e a livello nazionale, allargando le alleanze, diventando più grandi guardando anche fuori dai confini regionali, sfidando il mercato nazionale. Tutto questo senza tralasciare la leadership nei territori di nascita: la newco Centrale del Latte della Toscana infatti, garantisce l’autonomia giuridica, strategica ed operativa delle aziende che, nella nostra regione, compongono il colosso italiano del latte.Il caso Mukki insomma, pur con le sue specificità, indica una strada per le utilities toscane. La nuova Centrale del Latte (italiana e non più solo fiorentina) è oggi sicuramente uno stimolo per continuare nell’opera di costruzione strategica, di crescita e valorizzazione industriale negli altri settori dei servizi pubblici locali in Toscana.