Corriere Fiorentino

Mara Amorevoli: i miei primi versi dall’Ellade

In «Blu» la giornalist­a canta l’amore, il silenzio e il mare di Grecia. Una terra che incanta

- Loredana Ficicchia

Può l’eccesso di bellezza trasformar­si in un sogno d’amore, in necessità di assoluto che non trova riscontro? Se lo chiede Mara Amorevoli, insegnante e giornalist­a, alla prima volta come poetessa. Si chiama Blu, la sua creatura edita da Firenze Leonardo edizioni-Edizioni Clichy, una raccolta di poesie dolcissime e malinconic­he che «andrebbero incornicia­te» sostiene Ernestina Pellegrini che presenta il lavoro domani (ore 18,30) nei locali della libreria della casa editrice in via Maggio, 13.

Sullo sfondo il Monte Athos, la sua Grecia, l’isola di Thassos, terra ruvida e selvaggia, dove Mara ha una piccola casa, la tipica Kaliva greca con vista mare, tinteggiat­a di lavanda e gentile di erbe aromatiche che lei in estate zappetta di prima mattina quando ancora tutti dormono. «Tutto nasce quasi 20 anni fa — racconta l’autrice — dall’incontro con la Grecia, dai miti conosciuti». Il racconto di un incontro folgorante è in Ellada (È la terra che mi incanta, primitiva, selvatica, strade polverose, sentieri di sassi e ulivi secolari, un silenzio affollato di voci è la natura che parla storie antiche in cui fingere il proprio destino). E sullo sfondo del mare volteggia il fantasma di un amore che non è (Colleziono memorie d’istanti fiori secchi e conchiglie segnagiorn­i/ vorrei poteri arcani per averti sempre accanto invece c’è un calendario che celebra solo il tuo lungo silenzio/ E il tempo ormai m’ingoia), ma poi la schiena che si raddrizza, in guerra contro l’angelo (Dentro di me fantasma d’amore per quanto ancora a interrogar­mi a sperare/ Gli anni passano e tu sei lì Vattene lasciami libera dio prepotente che governi i miei sogni/ Mi togli il sonno e la carne /Sei solo un film senza effetti speciali/ Un western senza cavalleria Sei solo me pensiero di te). «Sull’amore è stato scritto tutto, ci sono un’infinità di trattati di autori come Ovidio e Stendhal — commenta Ernestina Pellegrini, docente di letteratur­a e scrittrice — ma non si è mai venuti a capo di nulla». Sfida coraggiosa quella di Amorevoli che anticipa la lettura del suo libro con questa ammissione: «Tutto quel rosso speravo si spegnesse come un fuoco Invece è diventato blu»».

Il suo amore reale e irreale allo stesso tempo, lo consegna al lettore velato di malinconia e ironia, come in Iridi: (Che ne sanno i due gattini senza l’occhio destro se il mondo è solo quel vedere cieco? Hanno la loro Mara Amorevoli autrice della raccolta di poesie «Blu» in Grecia dove ha tratto ispirazion­e per i suoi versi perfezione intatta), o in Vittorie: (Ho perso tutte le mie battaglie/ Ho perso il non voler perdere Ho perso a incaponirm­i a non voler perdere/ Ho perso a voler vincere Ho perso te, anche se mi fai ciao con la mano/ Ho perso per poco anche il senno/ Poche cose non ho perso /Non ho mai perso l’ombrello in treno, forse).

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