Corriere Fiorentino

Sei volte on the road con i film dell’Alfieri

Da oggi per due mesi capolavori del cinema di viaggio

- Edoardo Semmola

Si parte con «Non bussare alla mia porta» di Wim Wenders, poi Jarmusch, Lynch, Knight

Riccardo Pangallo non è solo un acuto comico di parola. È innanzitut­to un cinefilo colto e preparato. Grazie a questa sua passione — e alla sua sagacia satirica — ha creato dal nulla, 30 anni fa, quella che sarebbe diventata una moda, soprattutt­o in Toscana: il doppiaggio surreale, scherzoso e impietoso di celebri scene di classici del cinema, e più erano seri i classici, più erano divertenti e iconoclast­i le prese in giro. Ma c’è un lato «serio» di Pangallo che molti non conoscono, e che si esprime, da stasera per due mesi ogni martedì al cinema Alfieri: quello del «Virgilio» cinematogr­afico che guida lo spettatore alla scoperta di pellicole di genere poco battute, seguendo una sua personale strada cinefila. Una strada spesso oscura, dai toni noir, molto lontana dalla dimensione di commedia a cui normalment­e associamo Pangallo.

La sua nuova rassegna che inizia oggi alle 21.30 all’Alfieri è appunto dedicata alla strada. Si intitola «On the road again» e raccoglie «road movies e derive esistenzia­li» disegnate dall’autore e comico fiorentino che le presenta a suo modo in sala. Parliamo di film che disegnano personaggi impegnati a «coprire una distanza tra due punti geografici come metafora di un viaggio interiore — spiega Pangallo — si tratta di un’avventura o di fuga dalla realtà? Ricerca di se stessi o deriva esistenzia­le? Inquietudi­ne o vuoto interiore? Indagine sui moventi di chi si affida alla strada per ritrovare se stesso».

Il primo film in programma è Non bussare alla mia porta di Wim Wenders. Chi conosce Pangallo sa quanto ami il genere western e i suoi paesaggi, e il film del cineasta tedesco è appunto un omaggio a quegli spettacoli naturali attraverso la fuga di un attore del genere Howard Spence, che fugge dal set alla ricerca di avventure «vere». Seguiranno proiezioni che alternano classici di nicchia intramonta­bili e molto celebri come il Dead Man di Jim Jarmush con Johnny Depp e film diventati di culto di recente come il sorprenden­te Locke di Steven Knight che pur essendo totalmente ambientato nell’abitacolo di un’automobile riesce comunque a innescare un meccanismo di tensione eccezional­e. Ma anche capolavori poco visti di registi pur famosissim­i come Una storia vera David Lynch che è forse il più «on the road» che possa esistere, pur narrando la storia di un viaggio dalla lentezza inenarrabi­le, al tramonto della vita. E infine pellicole tutte da scoprire come il messicano Gueros di Alonso Ruizpalaci­os che omaggia la Nouvelle Vague con una serie di situazioni paradossal­i per le strade di Città del Messico e il francese Mammuth di Benoît Delépine con un Depardieu motociclis­ta come non lo si è mai visto, tenero, goffo e divertente.

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