Due piazze, due ripartenze. Ma come?
I Ciompi senza il mercato, il Carmine senza auto. Però la riqualificazione è rimasta al palo. Esperti a confronto
Come siano ridotte piazza dei Ciompi e piazza del Carmine lo possono vedere tutti. Basta andarci. Due deserti di pietra. Due grandi spazi vuoti. Simboli paralleli di un fallimento, della mancanza di idee vere e di un progetto serio che tenga insieme diritti, interessi, qualità della vita. Al Carmine tutto è iniziato nel gennaio del 2015, quando il Comune decise la pedonalizzazione eliminando il parcheggio (prezioso per residenti ed esercenti), ma senza sapere che fare della piazza. E le iniziative che si sono susseguite hanno solo dimostrato che l’improvvisazione non paga. Ai Ciompi nel marzo del 2016 furono i demoliti gli stand del «Mercato delle pulci», pericolosi per le tettoie di amianto. Ma dopo? Il nulla, proprio come al Carmine. In una disputa continua sul destino dei rigattieri, che ora sono in largo Annigoni (molti di loro lamentano il tracollo degli affari). Le intenzioni di Palazzo Vecchio erano certamente buone. Ma per rilanciare le piazze serve altro. Che cosa? È quello che oggi abbiamo chiesto al professor Giandomenico Amendola, docente di Sociologia urbana, e all’architetto Marco Casamonti, dello Studio Archea. Tante le lettere arrivate in redazione sul caso delle due piazze. Le pubblicheremo domani.
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