La vendetta del boss
Così il boss della Mala del Brenta ha indicato ai magistrati ville e beni in Toscana, poi sequestrati
Maniero contro il cognato «Non voleva rendermi i soldi, così l’ho denunciato»
Una confessione per vendetta. C’è questo dietro l’ultima clamorosa svolta che ha portato gli inquirenti dell’Antimafia di Venezia in Toscana sulle tracce del tesoro nascosto della Mala del Brenta. Felice Maniero, l’ex boss diventato collaboratore di giustizia nel 1996, tornato libero nel 2010 dopo 11 anni di carcere con una nuova identità, fino ad oggi non aveva mai parlato dell’immenso patrimonio accumulato negli anni, almeno 33 miliardi di vecchie lire. Ha iniziato a farlo nel marzo 2016 davanti ai magistrati che sono così riusciti a ricostruire l’intero puzzle di quella stagione criminale fatta di rapine, traffico di droga, sequestri di persona e bische clandestine. Rivoleva indietro i suoi soldi Maniero. E per questo, negli ultimi anni è andato a bussare tra Fucecchio e Santa Croce sull’Arno alla porta di quelli che ne erano stati per vent’anni i custodi segreti: l’ex marito della sorella, il dentista Riccardo Di Cicco e il promotore finanziario Michele Brotini, entrambi finiti in carcere a Treviso e Belluno.
Di quel patrimonio segreto l’ex boss dal 1994 alla fine del 2015 era riuscito a riavere indietro solo 6 miliardi di vecchie lire. «Improvvisamente mio cognato ha detto che non aveva più liquidità per restituirmi i soldi che gli chiedevo e alla fine lui non voleva più vedermi», ha messo a verbale. Da quel momento diventa un fiume in piena. Gli investigatori del nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza hanno così scoperto che era l’anziana madre di Maniero, Lucia Carrain, oggi 87 anni, a tenere il denaro sporco che veniva impacchettato e seppellito in giardino prima di prendere la strada della Toscana o della Svizzera. Riccardo Di Cicco aveva sposato Noretta, la sorella del «boss», nel 1984. Insieme hanno due figli, poi nel 2009 si separano. Di Cicco, ha raccontato Maniero, prima di incontrare lui era «squattrinato e non poteva neppure permettersi di prendere in affitto una casa». Per questo per il loro matrimonio Maniero chiese a sua madre di regalargli la macchina, una Fiat Uno. Da quel momento le cose cambiano velocemente. Per vent’anni, ricostruisce l’antimafia, Di Cicco apre un piccolo studio dentistico a Fucecchio ma il suo vero lavoro è quello di gestire il tesoro di «Faccia d’angelo».
Con quei soldi, dettaglia Maniero, acquistò tre ville: a Santa Croce sull’Arno, a Fucecchio e a Marina di Pietrasanta. La prima è una casa dell’Ottocento che si trova a Poggio Adorno (non è stata sequestrata perché il reato è prescritto), acquistata in contanti nel 1989. Lì vivono la sorella di Maniero Noretta con i due figli e l’anziana madre: «Era una casa diroccata su una collina — ha raccontato ai pm Maniero — aveva un parco enorme. Lui mi chiese i soldi per comprarla e per restaurarla ha speso più di un miliardo, tutti in contanti». Poi c’è la casa di Marina di Pietrasanta, in via Piave, acquistata nel 2004 «che costa un milione di euro». Infine l’abitazione di Fucecchio, acquistata nel 2011 in via Romana
Lucchese, dove vive Di Cicco con la convivente e il figlio avuto da lei.
«Maniero — era stata la profezia della convivente di Di Cicco intercettata al telefono un anno fa — gli distrugge la vita. Non gli rimane che la vendetta». Lei scopre solo un anno fa i segreti della famiglia. E si sfoga con gli amici: «Pensavo che Riccardo fosse una persona pulita, invece sono soldi del Maniero riciclati. Quei soldi in Svizzera non ci sono più, glieli ha portati via un po’ alla volta, ha chiuso i conti nel 2013. Felice Maniero fa saltare tutti. Io devo stare tutta la vita così? Vivere nel terrore che questo qui fa casino! Io sono pulita, ho sempre avuto poco dalla vita ma sono onesta. Io non sono abituata a stare con i mafiosi. Speriamo che li mettano dentro. È quello che si meritano, sono dei delinquenti. Ho 25 pagine di estratti conto. Ci sono bonifici dall’estero».
Il racconto La madre 87enne di «Faccia d’angelo» teneva il denaro sporco seppellito in giardino