ANCHE PER IL PALIO ORA SERVE BUONSENSO
Che uggia commentare gli strascichi giudiziari relativi al Palio del 17 agosto 2015! Sembra sia passato un secolo. Gli avvisi di garanzia recapitati a contradaioli di Onda, Torre, Nicchio e Montone nel maggio dello scorso anno erano già stati un’inquietante avvisaglia.
Ora 69 protagonisti di quell’agitato dopocorsa rischiano il processo. Che dire? La Procura ha inevitabilmente aperto la procedura di rito a seguito dei referti presentati con prognosi superiori a 21 giorni e di una puntigliosa istruttoria. E riemerge lo spinoso dilemma. I fronteggiamenti — termine solenne in odore di eufemismo — che prendono talvolta corpo tra avverse schiere sono da rubricare come episodi di tradizionale esuberanza da meritare eventuali provvedimenti punitivi del Comune o implicano ormai una piena parificazione a qualsiasi analogo atto da obbligare la Procura a svolgere il suo ruolo? Solo il buonsenso può dare una risposta accettabile. Il buonsenso e la misura,anzi. È venuto il momento di mettere i puntini sulle «i». Talune trasgressioni consacrate dal regolamento della Festa sono da considerare consuetudini e come tali avallate. Ovviamente se si mantengono nei limiti dovuti. Non c’è affatto da scandalizzarsi se la legislazione ordinaria prende di mira assalti come quelli subiti dal fantino del Nicchio Tittìa e mette lo spregiudicato rivale sotto accusa. Né c’è da menar scandalo se alcuni cavalli vengono gestiti non osservando i protocolli ministeriali, del resto fatti propri dalla celebrazione senese. Un ragionamento del genere vale per i cosiddetti fronteggiamenti. Che è bene restino esibizioni potenziali di baldanza e di sarcastica energia. Se ci scappa qualche botta nessuno dovrebbe sorprendersi più di tanto. Se degenerano in risse furiose i danneggiati hanno tutto il diritto di farsi valere individualmente. E la Procura non può non intervenire, ma valutando l’accaduto con realismo e non dimenticando costumi avvalorati da una lunga storia. Insomma si tratta di trovare un punto di equilibrio. Non si può certo teorizzare una generalizzata illegalità. La violenza del Palio e dintorni ha un suo antico galateo. In tempi di giuridicismo invadente e di perdita del senso del ludico l’esercizio che viene richiesto non è facile da ottenere. Ma val la pena rifletterci. Il discorso di quanti condannano le riprese col telefonino diffuse in Rete invocano una forma odiosa di autocensura. Semmai occorre ritrovare l’esibizione orgogliosa della vitalità e un senso pacato della giustizia teso a capire la natura di gesti e di umori. Con rigore, senza esagerare. Buonsenso e misura, appunto.
No a generalizzazioni Serve saper distinguere: un conto è se ci scappa qualche botta, un altro se avvengono risse vere e proprie. Il valore della tradizione