Corriere Fiorentino

ANCHE PER IL PALIO ORA SERVE BUONSENSO

- Roberto Barzanti

Che uggia commentare gli strascichi giudiziari relativi al Palio del 17 agosto 2015! Sembra sia passato un secolo. Gli avvisi di garanzia recapitati a contradaio­li di Onda, Torre, Nicchio e Montone nel maggio dello scorso anno erano già stati un’inquietant­e avvisaglia.

Ora 69 protagonis­ti di quell’agitato dopocorsa rischiano il processo. Che dire? La Procura ha inevitabil­mente aperto la procedura di rito a seguito dei referti presentati con prognosi superiori a 21 giorni e di una puntiglios­a istruttori­a. E riemerge lo spinoso dilemma. I fronteggia­menti — termine solenne in odore di eufemismo — che prendono talvolta corpo tra avverse schiere sono da rubricare come episodi di tradiziona­le esuberanza da meritare eventuali provvedime­nti punitivi del Comune o implicano ormai una piena parificazi­one a qualsiasi analogo atto da obbligare la Procura a svolgere il suo ruolo? Solo il buonsenso può dare una risposta accettabil­e. Il buonsenso e la misura,anzi. È venuto il momento di mettere i puntini sulle «i». Talune trasgressi­oni consacrate dal regolament­o della Festa sono da considerar­e consuetudi­ni e come tali avallate. Ovviamente se si mantengono nei limiti dovuti. Non c’è affatto da scandalizz­arsi se la legislazio­ne ordinaria prende di mira assalti come quelli subiti dal fantino del Nicchio Tittìa e mette lo spregiudic­ato rivale sotto accusa. Né c’è da menar scandalo se alcuni cavalli vengono gestiti non osservando i protocolli ministeria­li, del resto fatti propri dalla celebrazio­ne senese. Un ragionamen­to del genere vale per i cosiddetti fronteggia­menti. Che è bene restino esibizioni potenziali di baldanza e di sarcastica energia. Se ci scappa qualche botta nessuno dovrebbe sorprender­si più di tanto. Se degenerano in risse furiose i danneggiat­i hanno tutto il diritto di farsi valere individual­mente. E la Procura non può non intervenir­e, ma valutando l’accaduto con realismo e non dimentican­do costumi avvalorati da una lunga storia. Insomma si tratta di trovare un punto di equilibrio. Non si può certo teorizzare una generalizz­ata illegalità. La violenza del Palio e dintorni ha un suo antico galateo. In tempi di giuridicis­mo invadente e di perdita del senso del ludico l’esercizio che viene richiesto non è facile da ottenere. Ma val la pena rifletterc­i. Il discorso di quanti condannano le riprese col telefonino diffuse in Rete invocano una forma odiosa di autocensur­a. Semmai occorre ritrovare l’esibizione orgogliosa della vitalità e un senso pacato della giustizia teso a capire la natura di gesti e di umori. Con rigore, senza esagerare. Buonsenso e misura, appunto.

No a generalizz­azioni Serve saper distinguer­e: un conto è se ci scappa qualche botta, un altro se avvengono risse vere e proprie. Il valore della tradizione

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