LUCA SEVERINI «Più coraggio, il credito è pronto Le imprese tornino a investire»
L’INTERVISTA Il Dg di Intesa Sanpaolo per Toscana e Umbria: «La crisi degli altri istituti? Ha danneggiato tutti»
Intesa Sanpaolo ha rivisto la Banca dei Territori, cambiando la geografia delle direzioni e in via Carlo Magno, nella sede di Banca Cassa di Risparmio di Firenze, è arrivato Luca Severini. Che chiede agli imprenditori di tornare ad investire, ad avere fiducia.
Luca Severini, 56 anni originario di Siena, è passato da Firenze a Pistoia, poi a Bologna per la direzione regionale di Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Molise. Dal primo gennaio è di nuovo a Firenze: come è questo ritorno?
«Mi piace molto. Ho un duplice ruolo, direttore generale di Intesa Sanpaolo per Toscana e Umbria (circa 400 filiali, ndr) e direttore generale di Banca Cassa di Risparmio di Firenze. Un ritorno a casa».
Ci sono differenze economiche, e sociali, tra Emilia Romagna e Toscana?
«In Emilia Romagna ci sono più settori che hanno performance positive, in Toscana — ma anche in Umbria — queste performance sono più concentrate. Questa caratteristica, in un momento non brillate, dà all’Emilia Romagna più possibilità di sviluppo».
A proposito di sviluppo, secondo il vostro «osservatorio» il 2017 sarà l’anno della vera ripresa?
«C’è un sentimento di sostanziale fiducia, ma ancora oggi non si esprime in pieno. Ci sono stati alcuni momenti, molti eventi, che pesano sulla fiducia di cittadini ed imprese, la Brexit, le elezioni Usa, il referendum in Italia. In Toscana il 2016 è stato difficile, anche critico: ci sono state le vicende Mps, Banca Etruria, la Popolare di Vicenza con il suo forte impatto su Prato. Non gioisco certo per le difficoltà di queste banche: i loro problemi hanno creato un clima di sfiducia verso l’intero sistema bancario che ha interessato anche le banche sane».
Queste difficoltà però vi avranno creato più spazio...
«Gli spazi ci sono e noi, che siamo la prima banca italiana e la prima banca nella regione, possiamo usufruirne. Nel 2016, in Toscana e Umbria, il gruppo Intesa Sanpaolo ha erogato ai privati, a medio e lungo termine, circa 1.590 milioni di euro e 1.480 milioni alle imprese, cioè in totale oltre 3 miliardi. Abbiamo poi erogato 9.500 mutui, per un importo medio di 110.000 euro. Abbiamo dato il nostro contributo allo sviluppo».
Come sono cambiati i rapporti di forza tra grandi e piccole banche?
«Direi che è cambiato il rapporto delle persone con le banche. I risparmiatori privati ora cercano sicurezza più che performance. E le imprese si rivolgono a chi ha solidità, liquidità e tempi brevi di risposta».
Prima Intesa Sanpaolo aveva una direzione per Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna, ora solo Toscana-Umbria. Con quali obiettivi?
«Questo cambiamento nasce da un’esigenza già presente nel piano industriale di Intesa Sanpaolo 2014-2017, dal rivedere le dimensioni delle direzioni per essere più vicini ai territori e ai clienti. La vera forza della Cassa di Risparmio di Firenze è essere presente nella propria regione, radicata, con alle spalle la prima banca italiana e la terza europea, sfruttando i prodotti di un grande gruppo».
E lei che obiettivi si pone nel suo nuovo ruolo?
«Il 2017 sarà un anno complesso ma ciascuno deve imparare a convivere con la complessità, non guardando nello specchietto retrovisore ma avanti. La mia linea guida sarà la ricerca della crescita degli impieghi a breve e medio termine per dare una risposta positiva all’economia reale e alla fiducia. Auspico però che gli imprenditori tornino ad investire con più convinzione, su obiettivi come la ricerca, l’innovazione, la formazione, sempre mettendo al centro la qualità del prodotto».
Si può essere grande banca e banca regionale assieme?
«Certo. Siamo sul territorio e allo stesso tempo possiamo sfruttare i prodotti del gruppo, avere liquidità, solidità, apertura internazionale e più attenzione al business».
La riorganizzazione significa anche nuovi prodotti?
«Faccio una premessa. La ripresa può ripartire dal settore immobiliare e oggi siamo davanti ad una tenuta dei prezzi per edifici residenziali. Come gruppo e banca abbiamo tre specifici prodotti per la casa, Mutuo Giovani, Mutuo Up e Prestito Vitalizio. Il mutuo giovani di rivolge agli under 35: per massimo dieci anni si può scegliere di pagare solo gli interessi del mutuo, ma con tutte le detrazioni previste per la prima casa. Mutuo Up permette invece di avere liquidità fino al 10% del mutuo per far fronte a nuove spese, con una semplice scrittura privata tra banca e cliente. Il Prestito Vitalizio è pensato per gli ultrasessantenni che possono avere difficoltà a mantenere il tenore di vita al quale erano abituati, vuole dare loro serenità e dignità. Sfruttando il valore commerciale della loro abitazione possono avere un prestito da 30.000 a 400.000 euro, in piena trasparenza: devono firmare anche gli eredi. Nel 2016 abbiamo aperto a Firenze due filiali casa, una in via Bufalini e l’altra in viale Europa».
È ripartito davvero il settore immobiliare, o i tanti mutui sono solo surroghe?
«La percentuale di surroghe nel secondo semestre del 2016 è diminuita rispetto alla prima parte dell’anno. Noi comunque abbiamo sempre avuto poche surroghe, questo tipo di mutui nel nostro gruppo rappresenta attualmente circa il 25% del totale».
Per aiutare le imprese a cosa puntate?
«Stiamo continuando a puntare sui programmi di filiera. Nel 2016 ne abbiamo sottoscritti 22 che interessano 515 fornitori medi e piccoli che sfruttano il rating della capofi- la, riuscendo così ad ottenere credito ad un prezzo vantaggioso».
L’online ha definitivamente cambiato il modo di fare banca?
«Il cliente usa la telematica per quelle operazioni che prima si facevano allo sportello, che registrano un forte calo di operatività. La formula vicente è un mix tra l’online per le operazioni ordinarie ed una forte relazione tra cliente e gestore per le operazioni che restano il core di una banca, come gli investimenti, il risparmio gestito, mutui, prestiti, fidi. Il gruppo Intesa Sanpaolo è primo in Europa per clienti online, 5,5 milioni, ed in futuro ci saranno meno sportelli, ma diversi. Non a caso abbiamo investito in un nuovo modello di filiale open e multicanale, che sono anche punti di incontro tra banca e cliente e tra cliente e cliente».
Fondazione CrPistoia venderà a Intesa Sanpaolo la propria quota nella Cassa di Risparmio di Pistoia, come ha già fatto la Fondazione CariFirenze per Banca CariFirenze. Come sono i vostri rapporti con le fondazioni?
«Con la fondazione di Pistoia e con quella di Firenze sono ottimi e continueranno ad esserlo. Io poi sono legato da stima ed amicizia sia col presidente dell’ente di Pistoia, Luca Iozzelli, sia con Umberto Tombari, che guida l’ente di via Bufalini. Le operazioni che lei ha ricordato sono condivise con le fondazioni».
La lunga crisi è iniziata nel 2007 con il crac della Lehman Brothers. Come stiamo rispetto a dieci ani fa?
«I fatti della Lehman Brothers sono lontani, già “digeriti”, e rispetto a tre anni fa la situazione è molto migliorata, c’è un segno più davanti al Pil, anche se leggero, ma la diffidenza ha inciso sui comportamenti. Ancora oggi le persone sono troppo caute, tengono più liquidità possibile, senza investirla e perdendo anche occasioni di mercato».
Monte dei Paschi, Etruria, le banche venete, le scelte diverse di Banca di Cambiano e ChiantiBanca: siamo davanti ad una nuova stagione di risiko bancario?
«No. Si tratta di operazioni che erano da tempo sul tavolo e che oggi, meno male, giungono a perfezionamento».
Lei ha iniziato a lavorare nel settore nel 1984, quando il posto in banca era un’icona, la sicurezza di una vita, sicurezza anche di crescita sociale ed economica. E oggi, cosa significa?
«Oggi, non solo in quello bancario ma in tutti i settori, occorre essere più elastici, disponibili a mettersi in gioco, a muoversi. Il posto fisso a vita non esiste più in nessuna professione, oggi la situazione è più competitiva e può dare più soddisfazione per la crescita professionale. Il mondo di oggi chiede ad ogni singola persona se vuole mettersi in discussione e giocare o stare a bordo campo, a guardare».