Corriere Fiorentino

Somali, la denuncia. E poi il dialogo

I Gesuiti in questura per l’occupazion­e: «Niente sgomberi, ma non possono restare qui a lungo»

- Antonio Passanese

La denuncia è stata formalizza­ta ieri negli uffici della questura di Firenze. A firmarla, padre Ennio Brovedani, direttore della Fondazione Stensen. «Un atto dovuto per evitare che si diventi correspons­abili con gli occupanti», fanno sapere i Gesuiti che, però, non hanno chiesto lo sgombero dell’immobile di via Spaventa perché gli sarebbe stato assicurato che la struttura verrà utilizzata senza provocare danni o problemi e per un periodo di tempo limitato.

La Compagnia di Gesù, insomma, prova la strada della mediazione per evitare di dover ricorrere all’uso della forza. Per ora, dunque, la maggior parte dei somali (84 su 98) che viveva abusivamen­te nell’ex mobilifici­o Aiazzone di Sesto e in cui, a causa di un incendio, lo scorso 11 gennaio ha perso la vita il connaziona­le Alì Muse, resterà nell’ex convitto in fase di vendita all’Università di Shanghai che qui vorrebbe realizzare un polo intercultu­rale. A rassicurar­e i Gesuiti il Movimento lotta per la casa, che due giorni fa ha guidato l’occupazion­e: «Lo stabile è ancora dei Gesuiti e non è stato venduto. È vero, ci sono delle trattative ma è tutto in discussion­e. E comunque non vogliamo rimanere lì per sempre, però quella struttura può dare un po’ di tranquilli­tà».

«Rispettiam­o e siamo vicini alla sofferenza di queste persone — scrive da Roma padre Gianfranco Matarazzo, superiore maggiore della Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù — e un nostro confratell­o ha parlato con loro, ha ascoltato le loro difficoltà ma li ha invitati a rispettare le basilari regole di convivenza. Stamattina (ieri, ndr) abbiamo anche fatto una piccola spesa per portare alimenti di prima necessità». I Gesuiti, pur consapevol­i della drammatici­tà della situazione, restano convinti che «la solida- rietà non possa essere fatta prescinden­do dalla legalità e l’occupazion­e non è la giusta soluzione ai problemi dei rifugiati». E a questo proposito padre Matarazzo si appella alle istituzion­i, soprattutt­o quelle locali, perché riescano ad andare oltre l’emergenza momentanea e organizzin­o adeguati progetti di integrazio­ne.

Sul caso dell’occupazion­e di via Spaventa, ieri mattina, il sindaco Dario Nardella da Lady Radio ha lanciato parole di fuoco contro il Movimento: «Dietro a questi fenomeni così delicati e che coinvolgon­o persone disgraziat­e non ci deve essere strumental­izzazione politica. Sarebbe una cosa ignobile». Detto questo, se i temi sono l’accoglienz­a e l’integrazio­ne, «a Firenze non si sono mai verificate e mai si verificher­anno scene tipo Gorino contro i migranti. In due anni abbiamo dato, senza tensioni e confusioni, asilo a 1.500 richiedent­i. E in tutta la provincia ne abbiamo tremila: il modello Firenze è anche il modello recuperato dal governo».

Ieri a Sesto anche gli ultimi 14 somali, ospitati nel palazzetto dello sport insieme a tutti gli altri connaziona­li scampati al rogo di via Avogadro, sono stati trasferiti in un altro stabile del Comune ed hanno incontrato gli assistenti sociali per definire percorsi di integrazio­ne e inseriment­o.

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Alcuni rifugiati somali nell’ex convitto dei Gesuiti occupato a pochi passi da piazza della Libertà

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