Somali, la denuncia. E poi il dialogo
I Gesuiti in questura per l’occupazione: «Niente sgomberi, ma non possono restare qui a lungo»
La denuncia è stata formalizzata ieri negli uffici della questura di Firenze. A firmarla, padre Ennio Brovedani, direttore della Fondazione Stensen. «Un atto dovuto per evitare che si diventi corresponsabili con gli occupanti», fanno sapere i Gesuiti che, però, non hanno chiesto lo sgombero dell’immobile di via Spaventa perché gli sarebbe stato assicurato che la struttura verrà utilizzata senza provocare danni o problemi e per un periodo di tempo limitato.
La Compagnia di Gesù, insomma, prova la strada della mediazione per evitare di dover ricorrere all’uso della forza. Per ora, dunque, la maggior parte dei somali (84 su 98) che viveva abusivamente nell’ex mobilificio Aiazzone di Sesto e in cui, a causa di un incendio, lo scorso 11 gennaio ha perso la vita il connazionale Alì Muse, resterà nell’ex convitto in fase di vendita all’Università di Shanghai che qui vorrebbe realizzare un polo interculturale. A rassicurare i Gesuiti il Movimento lotta per la casa, che due giorni fa ha guidato l’occupazione: «Lo stabile è ancora dei Gesuiti e non è stato venduto. È vero, ci sono delle trattative ma è tutto in discussione. E comunque non vogliamo rimanere lì per sempre, però quella struttura può dare un po’ di tranquillità».
«Rispettiamo e siamo vicini alla sofferenza di queste persone — scrive da Roma padre Gianfranco Matarazzo, superiore maggiore della Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù — e un nostro confratello ha parlato con loro, ha ascoltato le loro difficoltà ma li ha invitati a rispettare le basilari regole di convivenza. Stamattina (ieri, ndr) abbiamo anche fatto una piccola spesa per portare alimenti di prima necessità». I Gesuiti, pur consapevoli della drammaticità della situazione, restano convinti che «la solida- rietà non possa essere fatta prescindendo dalla legalità e l’occupazione non è la giusta soluzione ai problemi dei rifugiati». E a questo proposito padre Matarazzo si appella alle istituzioni, soprattutto quelle locali, perché riescano ad andare oltre l’emergenza momentanea e organizzino adeguati progetti di integrazione.
Sul caso dell’occupazione di via Spaventa, ieri mattina, il sindaco Dario Nardella da Lady Radio ha lanciato parole di fuoco contro il Movimento: «Dietro a questi fenomeni così delicati e che coinvolgono persone disgraziate non ci deve essere strumentalizzazione politica. Sarebbe una cosa ignobile». Detto questo, se i temi sono l’accoglienza e l’integrazione, «a Firenze non si sono mai verificate e mai si verificheranno scene tipo Gorino contro i migranti. In due anni abbiamo dato, senza tensioni e confusioni, asilo a 1.500 richiedenti. E in tutta la provincia ne abbiamo tremila: il modello Firenze è anche il modello recuperato dal governo».
Ieri a Sesto anche gli ultimi 14 somali, ospitati nel palazzetto dello sport insieme a tutti gli altri connazionali scampati al rogo di via Avogadro, sono stati trasferiti in un altro stabile del Comune ed hanno incontrato gli assistenti sociali per definire percorsi di integrazione e inserimento.