Corriere Fiorentino

Cascia, una poesia per i volontari della Garfagnana

Un gruppo di toscani cura la cucina di una tendopoli per i terremotat­i, che li ringrazian­o in versi

- Irene Roberti Vittory

Avendita, con i suoi cento abitanti, è la frazione più popolosa di Cascia. Siamo nella bassa Umbria, a pochi chilometri da Norcia. Gli episodi sismici degli ultimi mesi hanno reso gran parte delle abitazioni inagibili ma più di sessanta persone hanno deciso di restare qui. Nonostante le scosse — ultima quella di mercoledì — tornino a fare paura. «È gente con uno spirito eccezional­e, somigliano a noi montanari della Garfagnana, sanno riprenders­i ogni volta». A parlare è Massimo Turri, presidente della sezione Garfagnana dell’Anai (Associazio­ne Nazionale Autieri d’Italia), che insieme ad altri sette volontari manda avanti, dall’8 novembre scorso, la mensa della piccola tendopoli di Avendita. Domenica, però, se ne andranno: in questi giorni verranno consegnati alle famiglie nuovi moduli abitativi, e per mangiare ci sarà un servizio di catering. Il legame che si è formato tra l’Anai della Garfagnana e gli avenditesi è però fortissimo. A dimostrarl­o sono le frasi scritte sul tendone della mensa, dove campeggia una lunga poesia dedicata alla Garfagnana. È una «pasquarell­a», tipico canto popolare di queste parti.

«Lasciare la famiglia e il lavoro in Toscana non è stato facile — ammette Massimo — ma qui ci siamo sentiti a casa, e il pensiero di andarcene ci fa stare male. Ci siamo già messi d’accordo con gli avenditesi: a settembre verranno da noi in Garfagnana». Le difficoltà non sono mancate: hanno dovuto fronteggia­re il freddo, la neve («qualche giorno fa siamo rimasti svegli tutta la notte a spalare e controllar­e che i riscaldame­nti non si rompessero e le tende non collassass­ero»), la preoccupaz­ione di nuove scosse. Ma più che i disagi, amano ricordare i momenti speciali, come il cenone di Natale preparato tutti insieme o gli aiuti ricevuti dalle altre forze di protezione civile passate di qui, o ancora qui. Tra questi i nuclei toscani delle Misericord­ie, le cui tende sono a Cascia città, ai piedi del centro storico, divenuto in gran parte zona rossa.

La cucina messa in piedi dalla sezione Garfagnana dell’Associazio­ne nazionale Autieri d’Italia A destra, la poesia degli abitanti per i volontari Sono arrivati il 30 ottobre e anche loro, domenica, se ne andranno. Ogni giorno cucinano circa 500 pasti, ma con le scosse di mercoledì i pranzi e le cene da preparare sono quasi raddoppiat­i, perché chi era rientrato a casa è tornato a dormire fuori, nelle roulotte.

«In tanti vorrebbero che rimanessim­o, la nostra presenza per queste persone è rassicuran­te — spiega Fulvio Barbagallo, della Misericord­ia di Lastra a Signa — e di sorrisi ne hanno bisogno, soprattutt­o ora». Ai fornelli troviamo anche un gruppo di contradaio­li senesi della Tartuca: sono volontari, e ogni quattro giorni si alternano con altri senesi di altre contrade. Oggi arriverann­o quelli della Selva. L’ultimo cambio, prima che il campo venga smantellat­o.

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