SE LO STATO FA PASTICCI
Riemerge dopo anni il caso degli appartamenti di proprietà del Demanio e gestiti dalla Soprintendenza fiorentina affittati a prezzi stracciati. La Corte dei Conti ha concluso le indagini ipotizzando un danno erariale di 2,8 milioni euro e chiedendo le controdeduzioni a due funzionari. È una notizia. Una notizia di quelle che colpiscono l’opinione pubblica, provocando l’indignazione di chi vede nelle «caste» la causa principale di tutti i mali italiani. E allora vale la pena rifletterci un po’. La logica è sempre quella del Paese dove alcuni se la passano meglio di chi non ha un santo in paradiso. È un’Italia decrepita eppure ancora pimpante, l’Italia dei privilegi, che sembra però ancora in grado di sopravvivere a se stessa e di sconfiggere qualunque tentativo di mandarla in archivio. Come fosse un tratto genetico della nostra cultura, della nostra prassi pubblica. Tra non si sa quanto, forse, capiremo esattamente quello che è successo a Firenze. La vicenda ha comunque già tutte le caratteristiche di una «storia italiana», in più atti: 1) lo Stato che paga con stipendi del tutto inadeguati dirigenti che hanno anche responsabilità delicate; 2) lo Stato che poi in qualche modo li ripaga concedendogli la casa a prezzi quasi simbolici (e in luoghi più che apprezzabili, ovviamente), rinunciando alla manutenzione; 3) lo Stato che poi permette che il sistema si allarghi a dipendenti, a ex dipendenti in pensione e a familiari di ex dipendenti ormai deceduti, svincolando la fruizione degli appartamenti dal servizio effettivamente prestato; 4) lo Stato che di fronte a situazioni sempre più imbarazzanti si sveglia e con la magistratura contabile apre l’inchiesta e individua il danno, e cioè le entrate mancate per una negligente gestione degli immobili. Il caso fiorentino sarebbe dunque un’ottima occasione per distinguere il grano dall’oglio, evitando l’effetto fango nel ventilatore, ma soprattutto per affrontare una volta per tutte il problema con regole precise e controlli severi sul loro rispetto (magari sollecitando chi di dovere a dare un’occhiata anche alle buste paga...).