Chi ci vive è già in pensione (aspettando le nuove regole)
Il caso esplose 7 anni fa, ma gli ex funzionari sono sempre lì. «I canoni? Aumentati»
«Se ce mannano via, prendo la mia roba e vado. Se il regolamento dice che se può stà aumentando i canoni, se so’ congrui, ci posso pure stà. Ma se devo pagare mille euro in una casa dove ci sono crepe per l’umidità... Da anni segnalo: ahò, ‘ste case scivolano. Fidate, una rottura di co...i». Con il suo inconfondibile accento romano, Domenico Valentino racconta il punto di vista di chi ci abita, in quelle abitazioni dentro il Giardino di Boboli affittate a prezzi «sottomercato». È arrivato lì nel ‘91, quando fu nominato soprintendente. Era un alloggio di servizio per il personale trasferito da altra sede. Valentino è pensionato (da anni): secondo il regolamento, non avrebbe dovuto restare. Invece, no: «A me nessuno ha chiesto di andarmene» risponde.
Fino agli anni ‘90, le case di Pitti, Boboli, le Ville Medicee oggetto dell’inchiesta alla Corte dei conti erano del Demanio. Usate, anche allora, per il personale delle Soprintendenze. In alcuni casi gratuite, come per i «casieri», il personale di sorveglianza, ma anche per i funzionari, a canoni stracciati. Come quelli di Domenico Valentino o come quello di Paola Grifoni, arrivata anche lei negli anni ‘90 a Firenze. «La proprietà — spiega Grifoni, ora segretario regionale per il Mibact in Toscana ma per lungo tempo “reggente” alla Soprintendenza ai beni architettonici a Firenze — all’inizio era del Demanio e propose un “equo canone” assurdo: io all’epoca guadagnavo un milione e trecentomila lire, ci chiedevano un milione e 400 mila lire al mese». Poi invece tutto passò alla Soprintendenza che continuò a gestire le case come alloggi per il personale, a canoni bassi. «Ma non così bassi e non così di privilegio — afferma Grifoni — sono case inserite in un contesto particolare. La manutenzione la paghiamo tutta noi. Non possiamo toccare nulla o quasi: per esempio, io ho un terrazzo che non ho mai usato. Dà sul giardino, non si può “abitare”. E i panni li stendo dentro casa da 30 anni». Certo, 80 metri quadri a 223 euro al mese... «Guardi, il canone è stato adeguato, tenendo conto anche del reddito». Tra i funzionari c’è chi guadagna mille euro al mese, tra i dirigenti anche chi solo 1.800. «Io, ma solo ora, guadagno 3.500 euro al mese e pago 460 euro al mese».
Valentino Se ci mandano via, me ne vado Se l’affitto cresce vediamo... Sono in pensione, ma a me nessuno ha mai detto di andarmene
Non è la prima volta che gli affitti bassi per i dipendenti del ministero a Pitti, Boboli e in altri luoghi della città sono diventati un «caso». La prima volta che furono cambiate le regole fu nel 2004. Poi, nel 2010, scoppiò il caso. Partì una ispezione del ministero che mise alcuni punti fermi. Il primo, è che quelle case, a «esterni», era meglio non darle: è «apprezzabile l’intenzione della Soprintendenza di assegnare le abitazioni al personale dell’amministrazione al fine di evitare la loro libera immissione nel libero mercato», insomma, dentro Boboli è meglio ci abitino «cultori» dei beni artistici come i funzionari della Soprintendenza, sono situazioni troppo delicate per farci arrivare inquilini «qualsiasi». Ma non tutto andava bene: cioè «non si è provveduto alla determinazione e all’aggiornamento dei canoni» come invece successo in altri casi simili, sempre per personale statale, dove è stato applicato il «regime di mercato». E poi, in almeno un paio di casi, sono restati ex dipendenti pensionati o personale trasferito: non avevano più diritto.
Tra il «personale trasferito» c’era la stessa Grifoni a cui però il ministero ha ribadito che poteva restare là: era stata mandata a Bologna ma la Soprintendenza emiliana non aveva case per lei. E così, meglio lasciarle l’appartamento fiorentino. Spiegazioni date dall’allora ministro Lorenzo Ornaghi, nel 2012. Ma proprio allora, due anni dopo l’ispezione, rispondendo a un’interrogazione dell’allora deputato Gabriele Toccafondi, lo stesso ministro assicurava che uno dei casi sollevati di ex dipendenti si stava risolvendo: «Il rilascio dell’alloggio è assolutamente imminente». L’alloggio invece si è liberato solo nel 2015.
L’ispezione del 2010 in realtà tirava le orecchie anche al ministero che aveva lasciato, negli anni, sovrapporsi abitudini a comportamenti ai limiti, tanto che mancavano ancora «linee guida» per i regolamenti che ogni Soprintendenza doveva emanare. Già nel 2010, la Soprintendenza fiorentina invece si era data un «codice». Un nuovo regolamento, a firma della nuova soprintendente Alessandra Marino, è stato redatto tra il 2015 ed il 2016. «Lo hanno chiesto anche altri enti» sostiene Grifoni, rivendicandone la bontà. Solo che, inviato a Roma, «nessuno ha risposto» al testo fiorentino, approvandolo definitivamente. Da Roma si spiega che nel 2015, dopo un caso (molto più eclatante) alla Reggia di Caserta — affitti anche a 3 euro al mese — il ministro Dario Franceschini ordinò, un’ispezione e la verifica delle situazioni in tutta Italia. Il risultato? Un «pot-pourri», provincia che vai regola (e affitto) che trovavi. Ora a Roma stanno redigendo un unico regolamento valido per tutto il territorio nazionale. Solo che, proprio l’anno scorso, un alloggio di quelli sotto osservazione della Corte dei Conti è andato anche alla nuova direttrice della Galleria dell’Accademia, Cecilie Hollberg, sempre a prezzi fuori mercato. Ma come ci è arrivata, la storica dell’arte tedesca, in questa abitazione (100 metri quadri, 352 euro al mese, via Romana): «Se non ricordo male — spiega Hollberg — è stato il ministero a scrivere alla Soprintendenza disponendo che bisognava assegnare degli alloggi ai nuovi direttori in arrivo a Firenze». «Ahò, io aspetto — dice Valentino — comunque, lo sa che diceva l’edicolante de’ piazza Pitti? Che lui manco morto c’avrebbe abitato qua, in casa mia. C’è un umido da fare venire l’allergia». Magari poi uno si riconcilia col mondo aprendo le finestre su Boboli (e quando paga l’affitto a fine mese).
Grifoni Non paghiamo così poco e non siamo privilegiati La manutenzione è a carico nostro Sono abitazioni per i dipendenti, legate a redditi bassi