C’è aria di Berlino alla Galleria Poggiali
Con Duncan la collettiva di artisti per il progetto che indaga arte, fede e ragione
Non sappiamo quanto Zhivago Duncan, artista americano, di madre siriana e padre danese, sia cosciente del cambio di rotta che la sua mostra consacra alla Galleria Poggiali di Firenze. Aiutato da una squadra di 18 artisti per lo più berlinesi e affiliati alla corrente della neoavanguardia, ha tastato il coraggio della famiglia Poggiali, di recente da sola alla guida della galleria in via della Scala (con dependence in via Benedetta) e ben decisa a rompere i vecchi schemi a favore di mostre coraggiose, inevitabilmente difficili. È sua la regia della mostra Faith & Fathom, con cinquanta opere, tra dipinti, disegni, fotografie e sculture, che interpretano l’eterno dilemma dell’arte, cioè se questa è concepita nel buio della fede o al sole della ragione, ovvero nel caos o nell’ordine.
Le opere, in parte realizzate appositamente per l’esposizione fiorentina, si aggirano negli spazi tra l’irragionevole e il razionale e parlano di sogni e allucinazioni. Ogni artista è stato chiamato ad interpretare liberamente il tema Faith & Fathom, portandosi dietro le spalle quel monumentale progetto Ngorongoro, ideato per Berlino da Duncan con Christian Achenbach, Jonas Burgert, Andreas Golder, John Isaacs e David Nicholson (presenti anche per la collettiva fiorentina). Un giro in galleria basta per capire che l’arte per Zhivago Duncan è un viaggio spirituale, un percorso in cui gli artisti con le loro opere traghettano i visitatori dai territori della fede a quelli della ragione. Dice: «L’uomo ha sempre trovato l’ispirazione per l’arte nelle oscure profondità della fede e oggi questa discesa è più di una metafora perché per trovare l’arte dobbiamo scavare nel nostro inconscio, attraverso ricordi, sogni, strofe di canzoni, poesie e intime credenze. In mezzo a questi frammenti creativi troviamo a poco a poco anche l’ordine e la coerenza e, lentamente, traduciamo tutto questo in un’opera d’arte concreta».
Ed ecco la sua opera, Six degrees of separation. Duncan ha preso il treno, simbolo americano di prosperità, libertà e industria, e lo ha spogliato del suo significato. Le carrozze del treno sono intrappolate in una teca dove girano in cerchio come in un loop, tutte nella stessa direzione, riflettendo l’infinita noia ipnotica della quotidianità. L’oscurità è invece la cifra di Tim Noble e Sue Webster, autori di Tiny But Tough e The Itch. Sono Una delle sale della mostra alla Galleria Poggiali di Firenze (foto: Cambi/Sestini) «pitture cieche» dove gli artisti si ritraggono a vicenda bendati, si muovono a tentoni intorno alle tele lavorando sulla loro memoria. E poi ancora le pitture floreali di Achenbach, dove l’artista combina l’energia brillante della pop art con una struttura sobria. I fiori vibrano di colore anche se stanno appassendo. Fino al 19 marzo.