«Molière, che passione» Solfrizzi alla Pergola
L’attore va in scena con «Il borghese gentiluomo»
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«Per un comico — sostiene Emilio Solfrizzi — Molière è un banco di prova con il quale a un certo punto della carriera ti devi cimentare». Ma c’è di più. Per l’attore barese che lo scorso anno ha avuto tanto successo con Sarto per signora di Feydeau, Molière è diventato una vera passione: «Come passare dal secondo in classifica al primo», scherza. Ha ricominciato dopo tanti anni a dare la precedenza al palcoscenico rispetto a cinema e tv perché «solo nel teatro si respira quella libertà con cui è ancora possibile fare i conti con se stessi: fa bene allo spirito, all’entusiasmo, al gioco, alla fantasia». E dopo aver debuttato a Figline Valdarno e poi Pisa, ora porta Il borghese gentiluomo al Metropolitan di Piombino giovedì e poi alla Pergola da venerdì 27 al 5 febbraio (ore 20.45, domenica 15.45, riposo lunedì 30 gennaio; biglietti da 34 a 16 euro) nell’allestimento e regia di Armando Pugliese che affronta il testo classico spingendo sui toni farseschi, sull’aspetto satirico, con elementi fiabeschi, alzando il ritmo e l’effetto comico. «Il borghese gentiluomo nonostante abbia quattrocento anni di età è un prototipo universale anche del riscatto sociale — prosegue l’attore conosciuto dal grande pubblico per le molte commedie al cinema con Soldini, Rubini, Brizzi, Genovese e Vanzina — di chi ambisce a superare le proprie prigioni, nel suo caso la prigione dell’ignoranza e della mancanza di civiltà, e in questo sta la sua modernità, il suo senso anche ai nostri giorni, cerca però questa sua emancipazione nella civiltà dei nobili ma vedrete come il regista Armando Pugliese sia riuscito a tratteggiare dei nobili ancor più volgari di quelli da cui il mio personaggio cerca di fuggire».
Accanto a Solfrizzi che interpreta il protagonista Monsieur Jourdain, ci sono Viviana Altieri, Anita Bartolucci, Fabrizio Contri, Nico Di Crescenzo, gran parte del cast è la stessa che nella passata stagione ha strappato applausi con Sarto per signora. La produzione è di Roberto Toni per ErretiTeatro30 e il testo è stato adattato da Annarosa Pedol. «Come l’avaro, come il malato immaginario, come l’ipocrita Tartufo, anche questo borghese che sogna di diventare un gentiluomo è nella cultura letteraria europea, un archetipo — scrive il regista Armando Pugliese — è il modello esemplare e imprescindibile del nuovo ricco, dell’arrampicatore sociale, dell’ambizioso che pretende di comprare col denaro quei meriti e quei titoli che non avrà mai».