Sos difesa L’uscita dalla Coppa e i vecchi limiti: Corvino cerca rinforzi
La palla persa di Tomovic è costata l’eliminazione al San Paolo, ma i problemi arrivano da lontano Da anni la Fiorentina non rinforza la retroguardia, che ancora dipende da Gonzalo. A giugno servono investimenti
Il goffo pallonetto su Mertens, la palla persa, il gol di Callejon e la conseguente l’eliminazione in coppa Italia. La sconfitta del San Paolo ha riportato a galla tutti i limiti (già noti da tempo) della difesa viola. Tomovic ha commesso l’errore decisivo, l’ennesimo della sua saga contro il Napoli, dopo quello su Insigne di un anno fa e la palla persa del mese scorso che ha mandato in gol Mertens, ma il serbo rischia di essere solo il capro espiatorio di un problema che non nasce certo da lui. Tomovic infatti è a Firenze da quasi cinque anni. Di lui ormai si conosce tutto: fa spogliatoio, è un bravo ragazzo, può giocare in tanti ruoli, ma ha dei limiti evidenti. Soprattutto da un punto di vista tecnico.
Al massimo insomma potrebbe essere una riserva da mandare in campo all’occorrenza. Alla Fiorentina invece passano i campionati, cambiano allenatori, i direttori sportivi, ma Tomovic resta titolare. Un segno dei tempi e del mercato della Fiorentina degli ultimi anni, fatto più di cessioni che di acquisti. A dire il vero, i viola ci hanno provato per Lisandro Lopez (quanto lo avrebbe voluto Sousa) e Mannana, ma solo con Astori sono riusciti ad affondare il colpo.
In compenso sono arrivati Benalouane (su cui è meglio non soffermarsi neppure), e, quest’anno, De Maio e Salcedo. Il francese però è ormai bocciato: troppo lento e a disagio nel fraseggio palla a terra per piacere a Sousa. E infatti non gioca mai. Il messicano invece era partito bene, ha ottimo scatto e buon senso della posizione ma paga il regalo fatto al Napoli (fallo su Mertens e rigore al 95’) in occasione del 3-3 del Franchi. Salcedo infatti è ancora troppo irruente e spesso si fida troppo dell’istinto. Una sorta di Roncaglia più giovane dunque, su cui vale la pensa continuare a lavorare ma che per il momento non ha convinto del tutto l’allenatore. In questo contesto è ovvio che la difesa traballi e che il 33enne Gonzalo, pur acciaccato e ormai non più nel fiore degli anni, resti insostituibile. La sua leadership, il suo senso della posizione e quella facilità a far partire l’azione dal basso, restano indispensabili ancora oggi.
Basta un suo malanno (ne avrà ancora per un paio di settimane) per mandare in tilt tutta la retroguardia e costringere l’allenatore a inventarsi soluzioni estreme (vedi Sanchez terzino su Insigne). In chiave futura allora sarebbe importante fare un passo verso la ricucitura dello strappo creato dal discorso rinnovo del contratto. Perdere il capitano infatti creerebbe una falla molto pericolosa. Certo, l’ideale sarebbe avere un bel gruzzolo a disposizione e prendere (se non ora, almeno a giugno) un paio di centrali che rinforzino una volta per tutte la retroguardia viola. Qui però entra in ballo soprattutto la proprietà e il reale desiderio di continuare ad ambire a una classifica di alto livello. In fondo alla squadra basterebbe poco per fare il tanto atteso salto di qualità. Anche a Napoli infatti (e con la Juve), i viola hanno giocato alla pari e mostrato personalità. «La differenza però la fanno i singoli, sono loro che determinano il risultato», dice Sousa. Una frase che sembra un monito: l’anno prossimo il quarto posto tornerà buono per andare in Champions. Se la Fiorentina vorrà provare ad agguantarlo, dovrà ricominciare a investire partendo proprio dalle colonne portanti della difesa. Nel frattempo domenica contro il Genoa Paulo dovrà ancora fare di necessità virtù. E accanto ad Astori, confermare Sanchez e rilanciare uno tra Tomovic e Salcedo.