Corriere Fiorentino

«Basta meline, adesso al voto Passando dalla Toscana in crisi»

Parrini: il partito non è in difficoltà, ma in alcune città serve rinnovamen­to

- di Paolo Ceccarelli

«Le tappe del pullman in Toscana? Credo sia giusto e utile andare anche nelle zone più in difficoltà, non solo in quelle in cui si toccano con mano i risultati del buon lavoro del governo regionale e nazionale». Dario Parrini, deputato e segretario del Pd toscano, guarda con soddisfazi­one alla sentenza della Consulta sull’Italicum e getta già lo sguardo oltre: al viaggio in Italia lanciato da Renzi e alle elezioni, sia le Amministra­tive in Toscana sia le Politiche, che Parrini si augura molto vicine.

La Consulta ha dimezzato la legge voluta dal Pd. Perché è soddisfatt­o?

«È la miglior sentenza possibile dato il no al referendum. Perché le leggi elettorali per Camera e Senato sono omogenee, anche se non uguali: se nessun partito arriva al 40%, il meccanismo di entrambe le leggi è di fatto proporzion­ale; se invece una forza politica arriva al 40%, alla Camera scatta il premio ed è ragionevol­e credere che anche al Senato, con l’effetto della soglia dell’8%, arrivi alla maggioranz­a assoluta dei seggi».

Quindi si può andare alle urne a giugno?

«È possibile e per me pure auspicabil­e: la nuova Legge di Bilancio sarà delicata ed è meglio la faccia un governo che ha davanti cinque anni di lavoro, non tre mesi. Possiamo votare o con una nuova legge maggiorita­ria — secondo noi il Mattarellu­m, su cui volendo si può raggiunger­e un accordo in poche settimane — o, se l’accordo non si trova, con le due leggi elettorali così come sono adesso. Basta con le meline, però».

Un accordo con Berlusconi sul Mattarellu­m sembra improbabil­e, al momento.

«Finora Berlusconi poteva sperare in un proporzion­ale puro, da oggi (ieri, ndr) sa che resta vivo un elemento maggiorita­rio».

Dire Mattarellu­m significa dire che il Pd è disponibil­e a formare una coalizione. È finita definitiva­mente la vocazione maggiorita­ria?

«Assolutame­nte no. Con la soglia del 40% un grande partito dovrà comunque aspirare a rappresent­are una larga fetta di italiani. Noi non siamo mai stati isolazioni­sti: abbiamo sempre detto no alle alleanze di facciata, sì a quelle programmat­iche».

Il renzismo è nato in Toscana, ma oggi sembra in una crisi profonda. Cosa propone il Pd toscano per uscire dalle secche post-referendum?

«Non credo che il Pd stia vivendo una crisi. Abbiamo perso il referendum, ma se alle elezioni bissassimo il risultato del Sì il 4 dicembre prenderemm­o il premio di maggioranz­a. Ci sono certamente cose da migliorare, ma non una crisi. Anzi vedo una grande voglia di ripartire. E noi, come Toscana e come Pd toscano, lavoreremo su cose concrete, come rafforzare le politiche per la crescita e di lotta alle disuguagli­anze, alla povertà e alla burocrazia». Esempi concreti? «Ad esempio approvando una legge regionale sul reddito di solidariet­à, sul modello di quella emiliana (massimo 400 euro al mese per un anno a famiglie o single con Isee pari o inferiore a 3mila euro, purché accettino di partecipar­e a progetti di impegno sociale o di inseriment­o lavorativo, ndr)».

Scusi Parrini, ma finora avete sparato ad alzo zero contro il reddito di cittadinan­za varato dai Cinque Stelle a Livorno e adesso proponete una cosa simile?

«Ma quella di Nogarin è una presa di giro, interessa pochissimi livornesi...».

E sul piano politico, quale può essere il contributo del Pd toscano alla ripartenza del Pd nazionale?

«La capacità più volte dimostrata di essere un partito unito anche nella diversità di posizioni».

Tuttavia, nonostante i buoni rapporti interni, anche in Toscana avete vissuto sconfitte storiche, da Sesto ad Arezzo, da Cascina a Livorno.

«Europee 2014, Regionali 2015, Referendum 2016: se guardiamo ai risultati regionali, la Toscana è sempre stata la numero uno. Ci sono state delle difficoltà in alcuni Comuni, dove dobbiamo aprire una fase di rinnovamen­to e nuovo radicament­o sociale del partito».

Come a Carrara, che in primavera andrà alle urne: si è aperto uno scontro tra il Pd locale, che ha lanciato la candidatur­a di Andrea Vannucci, e la sua segreteria. Toglierete il simbolo ai ribelli?

«Abbiamo dato alcuni giorni per far tornare equilibrio e ragionevol­ezza nel partito locale. Se non succederà niente, interverre­mo». Come? «Vedremo». In quali città toscane si fermerà il pullman di Renzi?

«Credo sia giusto e utile che il pullman tocchi le zone dove i risultati del nostro lavoro si toccano con mano e anche quelli dove il nostro impegno è forte ma persistono problemi».

Insomma il pullman dovrà fermarsi anche sulla costa, che vive una crisi grave.

«Ma sulla Costa ci siamo e ci siamo sempre stati .... In ogni caso nel viaggio del Pd sarà rappresent­ata tutta la Toscana».

Una Toscana che resta a due velocità: costa sofferente, interno più dinamico. E infatti al referendum sulla costa ha vinto il No.

«Per ridurre questo divario servono prima di tutto le infrastrut­ture, come ad esempio la Tirrenica e la Darsena Europa. La realizzazi­one di queste opere in tempi rapidi deve essere una priorità della Regione».

Il termovalor­izzatore di Sesto è deciso da tempo, ma ancora non c’è. E avete perso le Comunali anche su questo. Non è un paradosso?

«Aeroporto, termovalor­izzatore e Tav vanno fatti. Punto. Il miglior contributo che possiamo dare alla Toscana e al Paese è fare le cose».

 Coalizione cercasi Diciamo sì alle alleanze programmat­iche, non siamo mai stati isolazioni­sti

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Matteo Renzi, il governator­e Enrico Rossi e il segretario del Pd toscano Dario Parrini al Puccini durante la chiusura della campagna di Rossi per le Regionali 2015

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